VICINI DI CASA

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

Dal 22 al 25 febbraio 2024

di Cesc Gay
traduzione e adattamento Pino Tierno
con Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai e Alberto Giusta
regia Antonio Zavatteri
scene Roberto Crea
costumi Francesca Marsella
luci Aldo Mantovani
co-produzione CMC/Nidodiragno, Cardellino srl, Teatro Stabile di Verona

Anna e Giulio stanno insieme da molti anni.
Hanno un lavoro, una bambina, qualche interesse e molte frustrazioni.
Lui avrebbe voluto fare il musicista ma si è dovuto accontentare dell’insegnamento e si rifugia in terrazza a guardare le stelle.
Lei avrebbe voluto un altro figlio ma ha dovuto accettare la resistenza di lui e cerca conforto nei manuali di auto aiuto.
Una coppia come tante, al confine fra amore e abitudine, in equilibrio precario.
Ma pur sempre in equilibrio.
A scardinare questa apparente stabilità ci pensano Laura e Toni, i vicini di casa, che, invitati per un aperitivo, irrompono nel loro appartamento e nella loro vita.
Anna e Giulio sanno poche cose sul loro conto: sono stati cortesi durante i lavori di ristrutturazione, aprono educatamente la porta dell’ascensore per farli passare e…
Fanno di continuo l’amore, rumorosamente! Giulio li considera incivili, Anna ha il coraggio di ammettere che, in fondo, invidia la loro vivace vita erotica.
Così, fra un bicchiere di vino e una fetta di Pata Negra, le due coppie si confrontano, sempre meno timidamente, sul terreno scivolosissimo della sessualità. Laura e Toni si rivelano molto più spregiudicati del previsto; Anna e Giulio finiscono per confessare fantasie, vizi e segreti che non avevano mai avuto il coraggio di condividere.

Forte del successo riscosso in Spagna, approda per la prima volta in Italia Vicini di casa, adattamento della pièce Los vecinos de arriba di Cesc Gay. Una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo.
In scena, affiancati dai talentuosissimi Alessandra Acciai e Alberto Giusta, due fra gli interpreti più versatili e sensibili della scena non soltanto teatrale italiana: Amanda Sandrelli e Gigio Alberti. Un quartetto affiatato e irresistibile, che invita lo spettatore a riflettere su pregiudizi e tabù e, soprattutto, a chiedersi: faccio l’amore abbastanza spesso?

L’AVARO

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

dal 29 febbraio al 3 marzo 2024

di Molière

regia Luigi Saravo
traduzione e adattamento Letizia Russo
interpreti Ugo Dighero, Mariangeles Torres, Fabio Barone, Stefano Dilauro, Cristian Giammarini, Paolo Li Volsi, Elisabetta Mazzullo, Rebecca Redaelli, Luigi Saravo
musiche Paolo Silvestri
scene Luigi Saravo, Lorenzo Russo Rainaldi
luci Aldo Mantovani

produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Bolzano, Centro Teatrale Bresciano, Artisti Associati Gorizia

Ugo Dighero, già apprezzatissimo protagonista di opere di Stefano Benni e Dario Fo, si confronta per la prima volta con una grande classico, interpretando Arpagone nel nuovo allestimento diretto da Luigi Saravo.
Nella commedia di Molière si assiste a un epico scontro tra sentimenti e soldi. Il protagonista è disposto a sacrificare la felicità dei figli, pur di non dovere fornire loro una dote e anzi acquisire nuove ricchezze attraverso i loro matrimoni.
«L’Avaro di Molière ruota attorno a un tema centrale, cui tutti gli altri si riconnettono: il danaro – afferma il regista – Il conflitto tra Arpagone e il suo entourage è il conflitto tra due visioni economiche: una consumistica e una conservativa. Nella nostra contemporaneità, in cui vige l’imperativo di far circolare il danaro inseguendo una crescita economica infinita, il gesto immobilista di Arpagone, ossessionato dall’idea di non intaccare il proprio patrimonio, suona quasi sovversivo, in opposizione alla tirannia del consumo».
La regia di Saravo ambienta lo spettacolo in una dimensione che rimanda al nostro quotidiano, giostrando riferimenti temporali diversi, dagli smartphone agli abiti anni Settanta agli spot che tormentano Arpagone (la pubblicità è il diavolo che potrebbe indurlo nella tentazione di spendere il suo amato denaro). Anche le musiche originali di Paolo Silvestri si muovono su piani diversi, mentre la nuova traduzione di Letizia Russo, fresca e diretta, contribuisce a dare al tutto un ritmo contemporaneo.
A fianco di Ugo Dighero, Mariangeles Torres è impegnata in un doppio ruolo: sarà Freccia, il servitore che sottrae la cassetta di denaro di Arpagone, e la domestica / mezzana Frosina, ovvero i due personaggi che muovono l’azione, scatenando l’irresistibile gioco degli equivoci, sino al ribaltamento di tutte le carte in tavola.

ANCHE MENO

inizio spettacoli ore 20.45

9 marzo 2024 – FUORI ABBONAMENTO

con MAX ANGIONI
produzione Vera srl

Max Angioni, non a caso detto “quello dei miracoli”, torna a teatro dopo lo strabiliante successo del suo ultimo tour, che ne ha determinato l’ascesa irreversibile all’Olimpo dei più sorprendenti artisti dell’ultimo secolo. Questa volta non si limita a portare in scena un semplice show, ma una vera e propria opera d’arte, destinata a diventare il nuovo manifesto della cultura occidentale, e che lo consacra definitivamente come icona contemporanea.

… Troppo? Avete ragione, verrebbe da dire: “ANCHE MENO”.

È questo il titolo del nuovo spettacolo teatrale di questo giovane comico, brillante e spettinato, che anche questa volta non risparmia la proverbiale autoironia, e torna a divertirsi e a divertire il pubblico italiano, con una nuova tournée di oltre 50 date. Eppure Max si considera davvero un miracolato, e stenta a credere a questo inatteso successo.

Ed è proprio questo che ritroviamo in “Anche Meno”, un poco più che trentenne, figlio unico, che ha costruito un mondo immaginifico attraverso cui filtra i piccoli avvenimenti quotidiani e le grandi domande esistenziali, e reinterpreta in modo surreale tutto quello che gli passa per la testa: dai ricordi delle prime volte, all’incredulità per le grandi conquiste, alle domande più curiose e originali sulla storia e il senso della vita… ma anche meno!

Max Angioni mantiene il suo sguardo semplice, che sembra essere esilarante suo malgrado: come ogni artista continua a sentirsi precario, e si districa ogni giorno – come tanti – tra il trasloco, il rubinetto che perde, le sedute di psicoterapia e l’incertezza del futuro. Per sa farlo con il suo modo, deliziosamente incerto, sferzando con battute brillanti, con il ritmo serrato della Stand Up Comedy, e con il talento da improvvisatore.

Eccolo Max, che usa la comicità come un rito apotropaico, che prende in giro la sua stessa sfiga, che sovverte il punto di vista canonico delle cose con le logiche eccentriche e irresistibili della fantasia.

SARANNO FAMOSI FAME the broadway musical

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

23 e 24 marzo 2024
FUORI ABBONAMENTO

Fabrizio Di Fiore Entertainment presenta

ROMA CITY MUSICAL
in
SARANNO FAMOSI
FAME – IL MUSICAL

con
Barbara Cola Miss. Sherman – Garrison Rochelle Mr. Myers
Laura Galigani Miss Bell – Stefano Bontempi Mr. Sheinkopf

e con
Alice Borghetti (Carmen Diaz), Flavio Gismondi (Nick Piazza), Ginevra Da Soller (Serena Kats), Alfredo Simeone (Joe Vegas), Michelle Perera (Mabel Washington), Raymond Ogbogbo (Tyrone Jackson), Giuseppe Menozzi (Shlomo), Greta Arditi (Iris Kelly), Arianna Massobrio (Grace), Claudio Carlucci (Goody)

Coreografie Luciano Cannito
Coreografo Associato Fabrizio Prolli
Scene Italo Grassi
Costumi Veronica Iozzi
Traduzione e adattamento Luciano Cannito
Direzione Musicale Giovanni Maria Lori
Arrangiamenti Musicali Raffaele Minale, Franco Poggiali, Angelo Nigro, Maurizio Sansone
Vocal Trainer Ivan Lazzara
Traduzione e liriche Luciano Cannito e Laura Galigani
Disegno Luci Valerio Tiberi I
Video Roberto Loiacono
Disegno Audio Alberto Soraci e Marcello Coppola

Regia di Luciano Cannito

ideato e sviluppato da David De Silva – testi di José Fernandez – liriche Jacques Lévy – musiche Steve Margoshes – la canzone “Fame” è scritta da Dean Pitchford e Michael Gore – traduzione e adattamento Luciano Cannito

Il Musical che ha appassionato intere generazioni

SARANNO FAMOSI è stata una delle serie tv più famose e indimenticabili. Ma è stato anche un film e un musical di successo internazionale.
La trama racconta la vita degli allievi e gli insegnanti della rinomata ed esclusiva scuola di Performing Arts di New York. Un gruppo di ragazzi, la loro passione e la loro dedizione per il mondo dello spettacolo, una storia che continua a conquistare ed emozionare nuove generazioni di pubblico ed ispirare miriadi di giovani talenti.
Saranno Famosi è un fenomeno leggendario ed intramontabile della cultura pop.
Un titolo talmente famoso da essere entrato nell’immaginario della gente come sinonimo di desiderio di realizzare il proprio sogno nel mondo dello spettacolo.
Il duro lavoro, la competizione artistica, il sudore, la passione, gli amori, le sconfitte e i successi.

Fabrizio Di Fiore Entertainment con la compagnia Roma City Musical, reduce dal successo di pubblico e botteghino di 7 Spose per 7 Fratelli, portano in scena un musical pieno di energia, intenso e coinvolgente che oltre a proporre la famosissima canzone “Fame” vincitrice di un Academy Award, ha una colonna sonora con nuovi brani, orchestrazioni moderne, nuove coreografie in collaborazione con un team di straordinari talenti della tv e del teatro musicale italiano.
Questa nuova versione firmata da Luciano Cannito, che unisce l’esperienza di regista a quella di coreografo internazionale, sarà un trionfo di canto, danza, musica, recitazione, in una narrazione dinamica e travolgente.
La scelta registica e l’adattamento di Cannito sposta l’azione dagli anni Ottanta ai nostri giorni, per rendere lo spettacolo più vicino alle nuove generazioni, e più facilmente identificabile nel pubblico di oggi.

Le coreografie sono firmate da Luciano Cannito e Fabrizio Prolli, le scene da Italo Grassi, i costumi da Veronica Iozzi, la direzione musicale da Giovanni Maria Lori e gli arrangiamenti musicali da Raffaele Minale, Franco Poggiali, Angelo Nigro e Maurizio Sansone. Tutte figure di spicco nel mondo del musical, del teatro e degli show pop internazionali che daranno una nuova luce a questo titolo e renderanno questo allestimento totalmente diverso dalle edizioni precedenti.

Tra gli interpreti ci sono nomi importanti che hanno confermato nella loro carriera un forte legame col pubblico grazie al loro talento ed alla loro versatilità.
Alcuni di loro saranno una piacevole e inaspettata sorpresa nel teatro musicale italiano.

ARLECCHINO?

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

Dal 4 al 7 aprile 2024
con Andrea Pennacchi
scritto e diretto da Marco Baliani
e con Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzuccato, Anna Tringali
musiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo, Riccardo Nicolin
scene e costumi Carlo Sala
luci Luca Barbati
aiuto regia Maria Celeste Carobene
produzione Gli Ipocriti – Teatro Stabile del Veneto

“In ogni epoca bisogna lottare per strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla” Walter Benjamin

L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte.

Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, é goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, che, come lui, sono stati assoldati, con misere paghe, dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.

Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.

Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo tutto invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.

Per riuscire a creare un simile guazzabuglio di intenzioni, per riuscire a renderlo eccezionalmente vivo, occorrevano attori capaci di seguirmi in un simile delirio.

Ed eccoli qui, una compagnia di compagni e complici, Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, e Anna Tringali, capaci di interpretare contemporaneamente più ruoli, di passare dalle proteste borbottanti degli attori sottopagati, alle vorticose azioni dei personaggi della commedia che pur devono rappresentare.

In questo incessante salto mortale di identità è il loro talento a tenere insieme ciò che di continuo sembra sfuggire alla presa.

Appartengono di diritto alla grande tradizione del teatro veneto, grande perché sempre capace di rischiare per rinnovarsi, come accade su queste tavole sceniche imbandite di follia arlecchinesca.

Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila, e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate, con gli occhi stupiti di bambino mai cresciuto di fronte a questa sua opera divenuta così inverosimile da essere ancor più sua.

E quando poi le musiche di Giorgio Gobbo accompagnate dalla batteria di Riccardo Nicolin si infilavano come blitz sorprendenti costringendo gli attori a divenire anche danzanti e cantanti il Goldoni là dietro non si teneva più.

Infine che dire delle scene fluttuanti di Carlo Sala, una scenografia semovente, mobile, semplice come lo è la creatività quando si dimentica di dover fare bella figura e si lascia andare al gioco infantile, grazie agli stessi attori che si fanno operai macchinisti modificando la scena di continuo come avvenissero improvvise folate di vento, a volte in forma di bufera a volte come zefiro primaverile.

Il testo febbrilmente rimaneggiato ogni giorno, a partire dalle intuizioni che sorgevano in me, vedendo all’opera la creatività degli attori, e trascritto con solerzia da Maria Celeste Carobene, è proprio quello che fin dall’inizio avevo immaginato.

Le parole che vengono fatte volare sono anch’esse leggere, eppure, eppure, come accade davvero nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così che i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze.

Marco Baliani

CHI È IO?

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

Dal 18 al 21 aprile 2024

scritto e diretto da Angelo Longoni
con Francesco Pannofino
e con Emanuela Rossi, Eleonora Ivone, Andrea Pannofino

scene Gianluca Amodio
costumi Lia Morandini
musiche Paolo Vivaldi in collaborazione con Aldina Vitelli
video a cura di Gianluca Amodio, Gianni Del Popolo
aiuto alla regia Lorenzo Rossi

produzione NUOVO TEATRO diretta da Marco Balsamo

“Chi è io?” è una commedia psicologica, psicosomatica, psichedelica, psicotropa che agisce su spettatori e personaggi, in modo realistico e visionario. Tre i piani narrativi: quello della realtà, quello metafisico e quello della finzione di uno show televisivo. Un’indagine sulla psiche e sull’anima con personaggi che rappresentano l’al di là, l’al di qua… o quasi.
“Chi è io?” si chiede Leo Mayer insieme alle persone che ama e che lo amano, in un tumulto di paure e passioni, mentre rivive il sogno della sua vita in un vortice di annegamento. Cosa accade se l’amore è più forte della morte? I sogni curano davvero la realtà mischiandola con l’irreale?
Il grande intellettuale e psicoanalista Leo Mayer rivive la propria esistenza con spostamenti della credibilità, verosimili ma non veri. Le sue riflessioni filosofiche vengono dissolte da un sogno trash televisivo, l’alto e il basso sono indistinguibili e lo spaesamento è comico e inquietante. Leo Mayer ha a che fare anche con alcuni suoi pazienti che sfuggono alle normali regole comportamentali, relazionali, affettive e psichiche della psicoanalisi tradizionale. Ma non finisce qui perché c’è anche la realtà, quella del mondo dei vivi, dove ognuno ha un ruolo, un legame, un rancore, un desiderio.
Tutti abitiamo contemporaneamente la realtà, la fantasia e l’inconscio e tutti ci facciamo la stessa domanda: cosa conta davvero nella vita? Cosa siamo e cosa vogliamo?
Quello che vogliono tutti: amore e perdono.