IL BIRRAIO DI PRESTON

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 5 al 9 novembre 2025 – Teatro delle Muse
IL BIRRAIO DI PRESTON

tratto dal romanzo di Andrea Camilleri
pubblicato da Sellerio editore
riduzione teatrale di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
regia di Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
costumi ripresi da Stefania Cempini e Fabrizio Buttiglieri da un’idea di Gemma Spina
con Edoardo Siravo, Federica De Benedittis, Mimmo Mignemi
e con, in o.a. Gabriella Casali, Pietro Casano, Luciano Fioretto, Federica Gurrieri, Paolo La Bruna, Giorgia Migliore, Valerio Santi, Vincenzo Volo

MARCHE TEATRO, Teatro Al Massimo di Palermo, Teatro di Roma

Il primo rapporto con il teatro data, nella mia vita, all’incirca dal 1949. Da questo momento in poi, si può dire, non ci siamo mai lasciati. Il movente fu un sentimento tipico di certa gioventù inquieta, tra la noia e la curiosità.
Del teatro già da subito mi attraeva lo sperimentalismo linguistico, più che quello teatrale. Per primo, posso dire, ho sperimentato nei teatri cosiddetti minori autori come Beckett e Adamov. Le altre mie regie teatrali, circa un centinaio, hanno spaziato su repertori diversi per prospettiva e storia.
Non ho scritto di teatro, come sarebbe sembrato normale, ma nel ‘67, volendo aprire un capitolo nuovo della mia creatività, scrissi II corso delle cose, che venne puntualmente rifiutato da dieci editori.
Oggi posso assistere a come il pubblico reagisce di fronte ad un drammaturgo di se stesso che ha già conosciuto come scrittore.
Prima di accettare l’ipotesi di una riduzione per il teatro di questa mia opera letteraria ho resistito un bel po’. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro (quello, per esempio, dove poteva essere avvenuto l’incendio) e il luogo dell’azione del racconto.
Sono stato per lungo tempo un regista per non capire quante insidie si nascondono nella trasposizione scenica di un’opera letteraria. Ci sembra, questa volta, di avere fatto il possibile affinché l’opera, lo spirito, l’ironia del romanzo siano state conservate. Per il resto non posso che essere d’accordo con quell’altro mio illustre conterraneo, quando diceva che l’opera dello scrittore finisce quando comincia quella del regista.
Pirandello amava dire che il lavoro dell’autore terminava quando egli riusciva a mettere la parola “fine” alla scrittura teatrale. Bene, questo copione ha la parola fine, messa nell’ultima pagina. Tuttavia mi sento di chiosare il buon Luigi: è proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante. Per questo il confine del teatro è come l’orizzonte dei viaggiatori nei mari d’Oceano: sempre presente, mai raggiungibile.
Andrea Camilleri

NOTE
“Il birraio di Preston” tratto dal romanzo di Andrea Camilleri è uno spettacolo messo in scena con la regia di Giuseppe Dipasquale, che firma insieme all’autore la riduzione teatrale. Lo spettacolo è andato in scena per la prima volta nella stagione 1998/1999 ed è stato ripreso nelle stagioni 2008/2009 e 2009/2010 con una tournée nazionale che ha toccato le maggiori città italiane, tra cui Milano, Roma, Torino, Genova, Padova, Bologna, Bolzano, Verona, Palermo.

LA TEMPESTA

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 19 al 23 novembre 2025 – Teatro delle Muse
LA TEMPESTA

di William Shakespeare
regia Alfredo Arias
scene Giovanni Licheri e Alida Cappellini
costumi Daniele Gelsi
luci Gaetano La Mela
con Graziano Piazza, Guia Jelo e in o.a. Federico Fiorenza, Fabrizio Indagati, Franco Mirabella, Marcello Montalto, Luigi Nicotra, Lorenzo Parrotto, Alessandro Romano, Rita Fuoco Salonia, Rosaria Salvatico

produzione Teatro Stabile di Catania, MARCHE TEATRO, Tieffe Teatro, TPE
in collaborazione con Estate Teatrale Veronese

Il geniale regista Alfredo Arias, con il suo stile unico e inconfondibile, mette in scena La Tempesta di Shakespeare nella nuova coproduzione del Teatro Stabile di Catania, di Marche Teatro e del Teatro Menotti.
Per Arias è un ritorno alla direzione di quest’opera, tra le più complesse e ricche di simbolismi scritta dal grande autore inglese, che ha rappresentato nei primi decenni della sua sfolgorante carriera, nell’ambito del Festival di Avignone del 1986.
Sull’isola-palcoscenico il regista argentino realizza un allestimento poetico e originale, capace di coinvolgere il pubblico, facendolo immergere nel suo mondo costruito con un linguaggio universalmente riconoscibile.
Il protagonista de La Tempesta è l’attore Graziano Piazza, che interpreta il ruolo di Prospero: il mago, il demiurgo, il sovrano dell’isola su cui approdano i naufraghi di una tempesta che egli stesso ha scatenato.
Piazza, che nella sua prestigiosa carriera ha lavorato in ruoli da protagonista con i più grandi registi della scena nazionale e internazionale (tra i quali Peter Stein, Benno Besson, Luca Ronconi, Mario Missiroli, Anatolij Vassil’ev, Cesare Lievi, Giancarlo Nanni, Massimo Castri), in questo spettacolo incarna perfettamente la “forza magica” di questo testo immortale, che viene reso unico dalla direzione di Arias.

Prospero, legittimo duca di Milano, è stato destituito da suo fratello Antonio con l’aiuto di Alonso, re di Napoli, e abbandonato in mare con sua figlia Miranda. Dopo dodici lunghi anni di esilio su un’isola, con l’aiuto di Ariel – uno spirito che ha liberato dal dominio della strega Sicorace e che ora è al suo servizio – Prospero scatenerà una Tempesta. Una nave su cui viaggiano i suoi antichi nemici naufragherà sulle coste dell’isola ed avrà così inizio una rappresentazione in cui Prospero, al pari di un abile regista, orchestrerà vari episodi che porteranno i suoi avversari a vivere intrighi e tradimenti. Sarà la saggezza e la magia di Prospero a svelare la vera natura dei traditori e alla luce delle sue stesse bassezze, il duca deposto concederà loro il suo perdono. L’isola diventa così il teatro incantato in cui Prospero ci mostra i meandri da percorrere per giungere al perdono.

LA VEDOVA SCALTRA

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dall’11 al 14 dicembre 2025 – Teatro delle Muse
LA VEDOVA SCALTRA

di Carlo Goldoni
con Caterina Murino, Sergio Múñiz, Giulio Corso
regia e adattamento Giancarlo Marinelli
scene Fabiana Di Marco
video proiezioni Francesco Lopergolo
costumi Nicolao Atelier Venezia

produzione Compagnia Moliere Teatro Quirino Roma
in coproduzione con Richard Caillar Prod, Fimalac Entertainment, Arts Live Entertaiment
in collaborazione con Arteven
con il patrocinio dell’Istituto italiano di Cultura

La Vedova Scaltra rappresenta, nella drammaturgia goldoniana, il primo grande passo verso la Riforma. Dal teatro pastorale, dal teatro delle maschere, al teatro dominato dalla psicologia e da quello che noi chiameremo il carattere della modernità. La Vedova Scaltra è una macchina comica perfetta: certo, è la prova generale della Locandiera, è la prova generale della emancipazione e della liberazione della donna, (mai come di questi tempi tema così attuale). La Vedova Scaltra soprattutto è il racconto della giovinezza del mondo; la Repubblica di Venezia pronta, (si, è una scelta) a morire per sempre dentro alla bellezza sovrumana della sua immortalità. È un’avventura d’amore, è un’avventura di cappa e di spada, è un’avventura dentro le volute tenere dell’amicizia e del conflitto. Insomma La Vedova Scaltra è Carlo Goldoni.

RICCARDO III

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 22 al 25 gennaio 2026 – Teatro delle Muse
RICCARDO III

di William Shakespeare
riduzione e adattamento Angela Dematté
regia Andrea Chiodi
con Maria Paiato
e cast in via di definizione
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Daniele D’Angelo
movimenti di scena Marta Ciappina

produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Biondo di Palermo, Teatro di Roma

Tutto il talento e la straordinaria forza di Maria Paiato incontrano il Riccardo III di Shakespeare. Un progetto fortemente voluto dall’attrice veneta che prende ora vita grazie all’intesa con il regista Andrea Chiodi: una corrispondenza nello sguardo sul testo che vuole Paiato nei panni di Re Riccardo l’usurpatore, il genio cattivo, il tipo di uomo politico crudele, machiavellico, più volte preso di mira dal teatro elisabettiano. La sua sarà un’interpretazione del ruolo maschile che punta a restituire uno Shakespeare fedele all’originale.
“Ora l’inverno del nostro scontento è diventato gloriosa estate sotto questo sole di York”: è così che si apre la tragedia del Bardo, tra le opere più celebri, divisa in cinque atti, che racconta l’ascesa al trono e la repentina caduta del malvagio Riccardo, duca di Gloucester.
È l’ultima delle quattro opere della tetralogia minore di Shakespeare e conclude il drammatico racconto della storia inglese iniziato con l’Enrico IV parte I. Il Bardo la scrisse intorno al 1592, drammatizzando gli eventi storici avvenuti circa un secolo prima quando, al termine della Guerra delle due rose, il potere dei Plantageneti in Inghilterra fu sostituito dalla dinastia Tudor. Tali eventi, culminanti con la sconfitta di Riccardo nella battaglia di Bosworth Field nel 1485, erano ben noti a tutti gli inglesi del tempo di Shakespeare, e il pubblico si identificava con le fazioni politiche rappresentate in scena.
Al centro dell’opera sta la figura di Riccardo: in un fisico deforme, racchiude un’indomabile forza negativa, e la sua fedeltà al proprio destino suscita, nonostante la crudeltà del personaggio, un innegabile fascino.

OTELLO

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 18 al 22 febbraio 2026 – Teatro delle Muse
OTELLO

da William Shakespeare
drammaturgia Dacia Maraini
adattamento scenico Antonio Prisco
musiche Patrizio Maria D’Artista
regia Giorgio Pasotti
con Giacomo Giorgio nel ruolo di Otello e Giorgio Pasotti nel ruolo di Iago
cast da definire

produzione Teatro Stabile d’Abruzzo, MARCHE TEATRO, Stefano Francioni Produzioni, Virginy L’isola trovata
in collaborazione con Teatro Maria Caniglia

“E tu…come sei pallida! e stanca, e muta, e bella, pia creatura nata sotto maligna stella. Fredda come la casta tua vita… e in cielo assorta. Desdemona! Desdemona! …Ah …morta! morta! morta!…” e poi “Otello fu”.
Qui finisce la storia di Desdemona e Otello, lei lo aveva sposato per amore, contro i cliché dell’epoca, lui, lo straniero, il moro, lo aveva voluto reclamando libertà di scelta e autonomia, lottando con il padre perché lo accettasse. Lui, Otello, incapace di gestire le emozioni, capitano coraggioso e leale, ma marito insicuro e geloso, forse lei era troppo, troppo bella e troppo ingenua, troppo sicura del suo amore e dell’amore di lui. Lui la uccide e poi mette fine alla sua stessa vita, per gelosia e per possesso, come i lui di oggi e come i lui di domani se non si educano le nuove generazioni. Ed è qui l’urgenza dello spettacolo, Giorgio Pasotti si interroga sulla forza di un grande classico come il testo shakespeariano di parlare alle giovani coscienze, di insegnare attraverso la morale, di mostrare senza mediazioni tecnologiche il dolore e lo sgomento per le vite non rispettate. “Dopo cinque secoli quest’opera ci mette ancora di fronte a una realtà malata e incattivita, dice Pasotti, l’Otello è tragicamente
attuale.” La drammaturgia di Dacia Maraini muove attraverso il filo conduttore di una violenza che cresce senza motivo alcuno, l’illusione del possesso, il delitto e il suicidio per stupidità. Protagonista nel ruolo di Otello Giacomo Giorgio, talentuoso attore che il grande pubblico ha amato in “Mare fuori”. Il cast è in via di definizione e sarà formato da giovani talenti e da attori noti al grande pubblico.

I CORPI DI ELIZABETH

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 26 febbraio al 1 marzo 2026 – Teatro delle Muse
I CORPI DI ELIZABETH

di Ella Hickson
traduzione Monica Capuani
regia Cristina Crippa e Elio De Capitani
con Elena Russo Arman, Maria Caggianelli Villani, Enzo Curcurù e Cristian Giammarini

scene Carlo Sala
costumi Ferdinando Bruni
luci Giacomo Marettelli Priorelli
suono Gianfranco Turco

produzione Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile del Veneto
con il contributo di Next – Laboratorio delle idee per la produzione e distribuzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo

La drammaturgia contemporanea in lingua inglese, ormai da decenni, è per il Teatro dell’Elfo un territorio di folgoranti scoperte, una fonte d’ispirazione irrinunciabile per raccontare il nostro tempo, sia quando gli autori guardano alla cronaca, sia quando scandagliano le pieghe della storia.  Ne è un esempio emblematico I corpi di Elizabeth (in originale Swive [Elizabeth]), che ha debuttato nel gennaio 2024 prodotta dal Teatro dell’Elfo e dal Teatro Stabile del Veneto; un’opera inedita in Italia dell’autrice britannica Ella Hickson (1985), già applauditissima e premiata in patria.
Cuore del testo (tradotto da Monica Capuani, che lo ha anche proposto all’Elfo) è la carnalità di Elizabeth I, il suo corpo, o meglio i suoi corpi, come sottolinea il titolo italiano: un corpo politico con cui la regina d’Inghilterra costruisce il proprio potere e uno sensuale privato. In un’ambientazione ‘storica’ e al tempo stesso ‘pop’ (basti pensare ai tanti film e alle serie di successo dedicate alla vita di questa sovrana) si muovono personaggi radicalmente contemporanei. A renderli così attuali è la scrittura rapida e tagliente della Hickson e la sua capacità di indagare una rete di relazioni di potere intrisa di desiderio. Ed è la regia a quattro mani di Cristina Crippa e Elio De Capitani a riuscire a illuminare in profondità i contrasti tra maschile e femminile, quelli di ieri come quelli di oggi.

Elisabetta I, l’unica donna non sposata a governare l’Inghilterra, regnò per quarantaquattro anni con astuzia, seduzione e intelligenza. Questa commedia ci porta nel cuore della sua ascesa al potere in una società fortemente patriarcale, nella quale comprese ben presto di non potersi permettere sentimenti che la rendessero debole, assoggettandola a un amante o, men che meno, a un marito.   Tre cose possedeva: una mente fuori dal comune, una passione carnale fuori dal comune, una capacità di autocontrollo fuori dal comune, che le permise di sopravvivere a pericoli inimmaginabili.

SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dall’11 al 15 marzo 2026 – Teatro delle Muse
SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ

commedia in tre atti di Eduardo De Filippo
regia Luca De Fusco
con Teresa Saponangelo, Claudio Di Palma
e con Alessandro Balletta, Francesco Biscione, Paolo Cresta, Alessandra Pacifico Griffini, Paolo Serra, Mersila Sokoli e cast da definire
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
aiuto regia Lucia Rocco

prodotto da Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Biondo di Palermo

Sabato, domenica e lunedì, scritta nel 1959, è una delle commedie di Eduardo De Filippo che ancora oggi risulta molto attuale perché racconta di una crisi familiare, di un rapporto logorato dalla convivenza e per questo diventato precario.
Il racconto è incentrato su una tradizionale domenica napoletana, i cui preparativi in cucina cominciano il sabato per poi culminare nel pranzo domenicale in cui Peppino Priore e la moglie Rosa aprono le porte della propria casa a nonni, figli, nipoti, amici e vicini per ritrovarsi intorno a un tavolo, tutti insieme. Ma è proprio in questo clima di apparente convivialità che basta poco per far esplodere le incomprensioni. In questo caso la troppa attenzione del ragioniere Ianniello verso la padrona di casa fa esplodere la gelosia in Peppino. Il pranzo è rovinato e il litigio diventa corale, trascinando nella discussione tutti i presenti. La commedia si trasforma quasi in una tragicommedia dove ancora una volta, come quasi sempre accade nei testi di De Filippo, la famiglia è la vera protagonista. Eduardo, nonostante l’opera sia inclusa nella “Cantata dei giorni dispari” dove prevale una visione amara dell’esistenza, qui appare invece ancora ottimista riguardo la sopravvivenza del nucleo familiare. Nel finale, ambientato il lunedì, quando gli animi si sono placati, Rosa e Peppino, finalmente soli, si aprono, parlano, si raccontano e ritrovano la serenità, come ci si augura sempre che sia.
Il successo di pubblico che la commedia ha avuto e continua ad avere ancora oggi, probabilmente è dovuto al tema trattato sempre attuale e all’epilogo consolatorio del “lieto fine”.

LA COSMICOMICA VITA DI Q

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 19 al 22 marzo 2026 – Teatro delle Muse
LA COSMICOMICA VITA DI Q

da “LE COSMICOMICHE” di Italo Calvino
drammaturgia Vincenzo Manna
con Luca Marinelli, Gabriele Portoghese, Valentina Bellè, Alissa Jung, Federico Brugnone, Fabian Jung, Gaia Rinaldi
scene e luci Nicolas Bovey
musiche originali Giorgio Poi
regia Luca Marinelli e Danilo Capezzani

produzione Spoleto Festival dei Due Mondi, Fondazione Teatro della Toscan, Società per Attori

Una drammaturgia originale che nasce con l’intento di approfondire e mettere in luce alcuni temi e situazioni dell’opera calviniana prendendo spunto dal complesso e composito “universo cosmicomico” per delineare una cosmogonia che restituisca pienamente lo spirito dei racconti di Calvino.
Qfwfq, il protagonista interpretato da Luca Marinelli, è un personaggio complesso, stratificato, ha in sé la memoria del mondo, una memoria scientifica, esperienziale, culturale.
L’adattamento teatrale mette insieme i racconti in un’unica storia: le dodici cosmicomiche scelte si susseguono senza soluzione di continuità, intrecciate l’una nell’altra secondo un “principio metamorfico” che sarà elemento fondante, oltre che della drammaturgia, anche dell’estetica dello spettacolo (regia, ruoli e personaggi, luci e scenografia).
Lo spettacolo procede su due piani: uno narrativo (il protagonista Qfwfq racconta al pubblico e ai compagni di scena le sue avventure), e drammatico, che sviluppa scenicamente alcuni passaggi e momenti, dando vita ai personaggi e alle loro vicende.

NON SI SA COME

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 9 al 12 aprile 2026 – Teatro delle Muse
NON SI SA COME

di Luigi Pirandello
con Franco Branciaroli,
Alessandro Albertin, Valentina Violo, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
movimenti di scena Monica Codena
video Alessandro Papa

produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro de gli Incamminati, Centro Teatrale Bresciano

«Le cose che si sanno, non significano allora più nulla!» la battuta che il conte Romeo Daddi proferisce nel corso del secondo atto, condensa tutta l’inquietante e assieme magnetica destabilizzazione, lo smarrimento, lo sgomento che connotano “Non si sa come”, ultima opera compiuta di Luigi Pirandello.
A 90 anni dal suo debutto e dalla pubblicazione, avvenuti nel 1935 – proprio quando l’autore ricevette il Premio Nobel – “Non si sa come” viene scelta da Paolo Valerio per proseguire, attraverso il linguaggio del palcoscenico, un percorso di ricerca nella psicologia e nell’animo umani, intrapreso con “La coscienza di Zeno” diretta nel 2023 con Alessandro Haber protagonista.
Un percorso che ora – forte della lezione sveviana – il regista evolve e declina, attraverso la scrittura spietata e affascinante di Pirandello. Il ruolo del protagonista va a un Maestro raffinato e incisivo del teatro contemporaneo come Franco Branciaroli, versatile nel passare dai grandi ruoli di Shakespeare e Goldoni, alle lacerazioni morali e psicologiche di questa pièce, attualissima e feroce.
In un’ambientazione raffinata, i protagonisti appaiono tutti quali ineccepibili rappresentanti di una società di ceto elevato, eppure, “non si sa come” l’inesorabile analisi pirandelliana, porta alla luce un loro lato spaventosamente irrazionale, popolato da cosiddetti “delitti innocenti”, azioni – inconfessate o inconfessabili – in cui sull’autocontrollo, sulle ragioni dell’etica, ha prevalso l’istintualità brutale, quel “secondo io” che talvolta abita l’uomo.
Ecco allora che Romeo Daddi, pur amando la propria moglie profondamente, tradisce lei e il proprio migliore amico, e smosso da questa colpa riaffiora in lui il ricordo di un’altra, gravissima: un assassinio compiuto da ragazzo e immediatamente rimosso. “Non l’ho voluto fare, non ne ho colpa”.
Un ragionamento che risuona lacerante, inquietante, e scuote violentemente la coscienza del pubblico di oggi, troppo spesso confuso, sospeso fra la tendenza all’assoluzione di violenti “raptus” istintuali e la loro condanna. Sono questioni che quotidianamente venano il nostro tempo: è eticamente accettabile l’idea che “non si sa come” una persona possa essere sopraffatta dal suo “io istintuale” e fuori controllo? E poi c’è il tema dell’oblio della colpa, perfettamente racchiuso nello sconvolgente “monologo della lucertola”…
Un viaggio dunque nella capacità dell’uomo di essere spaventosamente irrazionale e incredibilmente fragile che – al di là del liberatorio omicidio con cui Pirandello chiude il dramma – indurrà il pubblico a profonde riflessioni.
Un’analisi inesorabile nel vortice della psicologia umana, che il regista sta immaginando di amplificare in scena, non soltanto attraverso le efficaci e potenti parole di Pirandello, ma anche con una contaminazione multimediale che si interfaccerà e fonderà all’interpretazione attoriale, restituendo attraverso leitmotiv visuali le mutevoli sfumature psicologiche dei personaggi.

IL MALE OSCURO

inizio spettacoli ore 20.30 – domenica ore 16.30

Dal 15 al 19 aprile 2026 – Teatro delle Muse
IL MALE OSCURO

di Giuseppe Berto
riduzione per il teatro e regia Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
costumi Dora Argento
musiche Germano Mazzocchetti
con Alessio Vassallo, Ninni Bruschetta,
e (in o.a.) Cesare Biondolillo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Viviana Lombardo, Consuelo Lupo, Ginevra Pisani

produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro Stabile di Catania / MARCHE TEATRO

Il male oscuro di Giuseppe Berto è considerato un caposaldo della letteratura italiana, un successo editoriale che nel giro di una settimana si aggiudicò i premi letterari Viareggio e Campiello. Eppure il romanzo fu rifiutato da più di un editore prima che Rizzoli lo pubblicasse nel 1964. L’onda lunga del successo non si è mai spenta, tanto che gli editori continuano a ristamparlo in nuove edizioni, mentre nel 1990 Mario Monicelli ne ha tratto un film, pluripremiato, affidando il ruolo del protagonista a Giancarlo Giannini.
I teatri stabili di Palermo, di Catania e delle Marche ne propongono oggi un adattamento scenico curato e diretto dal regista Giuseppe Dipasquale e interpretato da Alessio Vassallo.
Il male oscuro, che narra la vicenda autobiografica di uno scrittore in crisi, segnato dai sensi di colpa per la morte del padre, colpisce per la sua attualità, per l’analisi accurata di un malessere profondo, nel quale oggi si riconoscono molti di noi.
Bepi, l’io narrante del romanzo, è uno scrittore che ha la sensazione di non riuscire a governare la propria vita. Sospinto dagli eventi, dall’incapacità di superare il trauma della morte del padre, di relazionarsi autenticamente con i familiari, la moglie, l’amante, sprofonda nel baratro della depressione. Decide quindi di affidarsi alla psicanalisi per comprendere le ragioni profonde del suo malessere.
L’inettitudine del protagonista, molto simile a quella dell’antieroe sveviano de La coscienza di Zeno, cui Berto ha dichiarato di essersi ispirato, produce paradossalmente situazioni tragicomiche, attimi di straniamento che tuttavia aiutano a comprendere la complessità di una condizione esistenziale tipicamente contemporanea, di un io diviso tra senso del dovere e desideri frustrati.