DUE PARTITE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

dal 16 al 19 marzo 2017 – Teatro delle Muse

di Cristina Comencini
con Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Tatiana Lepore
regia Paola Rota

Artisti Riuniti

DUE EPOCHE ALLO SPECCHIO TRA COMICITÁ E COMMOZIONE

Una commedia che lavora su diversi livelli, un meccanismo perfetto che alterna momenti di comicità a momenti di vera e propria commozione.
Nel primo atto quattro donne, molto amiche tra loro, giocano a carte e parlano in un salotto. Si ritrovano lì ogni settimana. Nella stanza accanto le loro figlie giocano alle signore, si ritrovano anche loro ogni volta che si incontrano le loro madri. Nel secondo atto le quattro bambine sono diventate ormai delle donne che si vedono nella stessa casa e continuano quel dialogo, interrotto e infinito, sui temi fondanti dell’identità femminile. Sono le stesse attrici che avevamo visto interpretare il ruolo delle madri. Gli eventi che tengono unite queste donne, sono i più naturali e significativi dell’esistenza: la nascita e la morte. La conversazione procede tra di loro con un ritmo incalzante, tragico e comico al tempo stesso, e in questo flusso di pensieri e parole le loro identità si confondono e si riflettono in quelle delle loro madri, in una continua dinamica di fusione e opposizione, come in un gioco di specchi deformanti. Le protagoniste di questa storia sono donne che si proiettano madri, madri che immaginano come saranno le loro figlie, figlie che hanno assunto, mangiato e digerito le proprie madri per farsi donne autonome, diverse, opposte, e sorprendentemente vicine. Queste bambine che non vediamo mai e il loro perenne struggimento della crescita sono l’anima di questa commedia.
Quasi due epoche allo specchio, due modi diversi di essere donne, alla ricerca di differenze e similitudini, nel tentativo di definire, oggi come ieri, la stessa identità femminile. Qualcosa che continua a sfuggire, così indefinibile da essere perennemente a rischio; una sorta di cosmica energia, di tenace follia, che non intende farsi disarmare, e che risorge sempre, inarrestabile, per assicurare nuova linfa vitale.

IL PRINCIPE ABUSIVO A TEATRO

FUORI ABBONAMENTO

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

dal 24 al 26 marzo 2017 – Teatro delle Muse

tratto dal film “Il Principe Abusivo” prodotto da Cattleya con Rai Cinema

con Alessandro Siani e Christian De Sica

soggetto e la sceneggiatura sono di Alessandro Siani e Fabio Bonifacci

regia Alessandro Siani

con Elena Cucci, Stefania De Francesco, Antonio Fiorillo, Marta Giuliano, Claudia Miele, Luis Molteni, Lello Musella, Gianni Parisi, Giovanni Quaranta, Ciro Salatino, Elisabeth Santoro, Alessio Schiavo, Matthew Totaro

musiche e testi originali inedite Umberto Scipione
scenografo Roberto Crea
coreografo Marcello Sacchetta
effetti speciali Clonwerk S.r.l.
disegno Luci Gigi Ascione
costumi Eleonora Rella
impianti audio e luci Lombardi S.r.l.
realizzazione scena Fratelli Giustiniani S.r.l.
trucco e parrucco The Make Up Artist School
le canzoni “Make Someone Happy” e “Salt and Pepper” sono tradotte da Vincenzo Incenzo

Tunnel Cabaret

“Il Principe Abusivo è stato il mio film d’esordio accolto con grande affetto dal pubblico … un affetto nei confronti di questa pellicola che mi ha trascinato a progettarne una versione teatrale.
Un adattamento con grandi sorprese nel cast, con tante novità musicali, ma con una sicurezza: Christian De Sica.
Una favola moderna che parla di ricchezza e povertà … si dice: il ricco trova parenti tra gli sconosciuti, il povero trova sconosciuti tra i parenti.”
Alessandro Siani


Prezzi biglietti

Platea € 64 1^ Galleria e Palchi di 1° ordine € 58
2^ galleria e Palchi di 2° ordine € 46 3^ Galleria e Palchi di 3° ordine € 34

biglietti on-line www.geticket.it

CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

dal 5 al 9 aprile 2017 –  Teatro Sperimentale

di Edward Albee
traduzione di Vittorio Capriolo
con Arturo Cirillo, Milva Marigliano
e con Valentina Picello, Edoardo Ribatto
regia Arturo Cirillo

scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Mario Loprevite
regista collaboratore Roberto Capasso
assistente alla regia Giorgio Castagna
assistente scenografo Lucia Rho
assistente costumista Cristiana Di Giampietro
fotografo di scena Diego Steccanella

MARCHE TEATRO / Tieffe Teatro

UN “GIOCO DELLA VERITA’” – UNA SPIETATA RIFLESSIONE SUL NOSTRO CINISMO E SULL’AMORE

“Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee ha debuttato a Broadway nel 1962. Dello stesso autore sono degne di nota: “A Delicate Balance” (1966), “Seascape”(1975) e “Three Tall Women” (1991), che gli valsero tre premi Pulitzer. Del 1966 è la versione cinematografica di “Chi ha paura di Virginia Woolf?” che rese celebre E.Albee in tutto il mondo: il film, diretto da Mike Nichols, ha come interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton nei ruoli di Martha e George, George Segal e Sandy Dennis nelle parti di Nick e Honey. Il titolo della pièce “Chi ha paura di Virginia Woolf?” gioca con le parole della canzoncina Chi ha paura del lupo cattivo?(Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?) ed è il motivetto che Martha e George canticchiano ogni tanto, dall’inizio alla fine dello spettacolo.

Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa Honey e Nick, due giovani

sposi che hanno appena conosciuto. In un vorticoso crescendo di dialoghi serrati, con la complicità della notte e dell’alcool, il quartetto si addentra in una sorta di “gioco della verità” che svela le reciproche fragilità individuali e di coppia. Il risultato della serata è un gioco al massacro, una sfida collettiva alla distruzione di sè e degli altri, che rende ogni personaggio, allo stesso tempo, vittima e carnefice.

Dalle note di regia di Arturo Cirillo – Il testo di Albee è una spietata riflessione sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull’amore. Come in un gioco al massacro, come in un interrogatorio o in una tortura, siamo in un stanza, un salotto, in una notte di sabato, dove pian piano si dà inizio ad un sacrificio, un esorcismo. Giocando e recitando ci si trova davanti alla propria distruzione, allo stato di noia che nasce dopo la perversione, a quel non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori tutto. Nel distruggere l’altro si distrugge se stessi, e poi ci si trova soli con l’altro, due solitudini a confronto, senza più difese, senza più riti che ci proteggono, senza più teorie analitiche che ci consolano; soli e spaventati da tutto quello che la nostra mente non ci voleva far vedere-.