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CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF? alle Muse dal 12 al 15 gennaio

STAGIONE DI ANCONA

DAL 12 AL 15 GENNAIO AL TEATRO DELLE MUSE
IN ESCLUSIVA REGIONALE
CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?
CON LA REGIA DI ANTONIO LATELLA
IN SCENA SONIA BERGAMASCO, VINICIO MARCHIONI, LUDOVICO FEDEDEGNI, PAOLA GIANNINI

Venerdì 13 gennaio alle ore 19.45 sarà proiettatto
gratuitamente al Cinemuse il docufilm “Occhi verdi come i miei”
girato durante le prove dello spettacolo in piena pandemia

Ancona, 2 gennaio 2022

Apre il nuovo anno dal 12 al 15 gennaio al Teatro delle Muse di Ancona il testo di Edward Albee Chi ha paura di Virginia Woolf? traduzione Monica Capuani, regia Antonio Latella con Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini, dramaturg Linda Dalisi, scene Annelisa Zaccheria, costumi Graziella Pepe, musiche e suono Franco Visioli, luci Simone De Angelis, assistente al progetto artistico Brunella Giolivo, assistente volontaria alla regia Giulia Odetto, documentazione video Lucio Fiorentino, produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli.

Sarà proiettato venerdì 13 gennaio alle ore 19.45 al Cinemuse (sala cinema _ridotto del Teatro delle Muse il docufilm di 30 minuti di Lucio Fiorentino “Occhi verdi come i miei”, che racconta l’allestimento dello spettacolo in piena pandemia, dalla lettura a tavolino fino alla messa in scena, con annessa un’intervista al regista Antonio Latella. La proiezione è ad ingresso libero.

Dalle note di regia dello spettacolo teatrale di Antonio Latella: _Non posso non partire dal titolo per affrontare questo testo che ancora una volta mi riporta all’America e alla drammaturgia americana. Molti critici hanno detto che questo titolo è solo un gioco ironico, un rimando intellettualistico alle paure di vivere una vita priva di delusioni. Una canzoncina che la nostra protagonista dissemina per tutto il testo, che riprende la melodia per bambini, e non solo, “Who’s Afraid of the big bad Wolf?” ovvero: “Chi ha paura del lupo cattivo?”. La paura del lupo, quel lupo che fin da piccoli è fuori dalla porta pronto a sbranarci, pronto a punirci nel momento in cui non stiamo nelle regole che la società ci impone. Eppure, non posso credere che questa scelta, in un autore attento come Edward Albee, sia solo un vezzo intellettualistico, dal momento che per sostituire la parola “lupo” scomoda una delle figure intellettuali più importanti del novecento, Virginia Woolf.

Perché lo fa? Non può essere casuale per uno come lui, che fu adottato da piccolo da una famiglia di teatranti che non poteva avere figli, una famiglia talmente fuori dalle righe che lui aveva sempre sperato che quelli non fossero i suoi veri genitori.  Infatti la scoperta della verità dell’adozione più che gettarlo in uno stato di depressione lo aiutò a crescere e a vivere meglio.

Virginia Woolf è un’autrice che crea un nuovo modo di narrare, un nuovo linguaggio. Una vera visionaria, una combattente instancabile per l’emancipazione femminile. Una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, come per gli uomini Edipo ci insegnò ad uccidere i nostri padri, o meglio un’idea di padre, come la Woolf uccise un’idea di madre, quella che vedeva nella donna “l’angelo del focolare”. Credo che tanto di tutto questo si trovi nel testo, la Woolf è presente nei due protagonisti che fanno da specchio alla giovane coppia scelta come sacrificio di questo violentissimo e disperato amore, questo: “jeu de massacre”. La Woolf è presente anche in una idea di narrazione che riguarda lo stesso Albee: “Ogni volta che entra la morte, bisogna inventare, mentire, ricostruire. La morte la puoi vincere solo con l’invenzione”. Ed è proprio quello che fa fare Albee ai suoi protagonisti, prende spunto da questa frase della Woolf e porta questa coppia, ormai morente, a inventare per ricrearsi, per restare in vita, a scegliere di inventare un figlio mai esistito, ed è spiazzante che lo faccia proprio lui che fu adottato. Bisogna scegliere di spiazzare la morte, di vincere la depressione, la paura, forse anche di anticiparla proprio come fece la grande Virginia Woolf.

Tutto accade in una notte, perché anche per Albee, come per la stessa Woolf, il tempo è circolare, non invecchia mai. Il tempo resta giovane. Nel tempo va cercata la sospensione, l’attimo, ed è per questo che la Woolf affermava che non si può scrivere a trama, bisogna scrivere a ritmo, l’attimo è nel ritmo, è una sospensione. Ed è strano che ancora un parallelismo mi porti a pensare ad una non casualità del titolo: anche Albee è ossessionato dal ritmo, che incide con una scelta maniacale della punteggiatura, forse oltre al linguaggio la sua vera ricerca. Le cronache raccontano che quando dirigeva gli attori pretendeva un rispetto totale della punteggiatura che aveva scelto, un rispetto della partitura, e quindi del ritmo. Tutto ciò mi porta ad una nuova avventura, un testo realistico, ma che diventa visionario per la potenza del linguaggio, per la maniacalità della punteggiatura e per la visionarietà, dovuta ai fumi dell’alcool e alle vertiginose risate che divorano e fagocitano i protagonisti di questo testo. Albee, nel rifuggire ogni sentimentalismo, applica una sua personale lente di ingrandimento al linguaggio che sente parlare intorno a sé, ne svela i meccanismi di ripetizione a volte surreali che portano ad uno svuotamento di significato, ma come spesso accade in questo testo, parallelamente mostra come il linguaggio sia un’arma efferata per attaccare e ridurre a brandelli l’involucro in cui ciascuno di noi nasconde la propria personalità e le proprie debolezze. Per fare tutto questo ho voluto circondarmi di un cast non ovvio, non scontato, un cast che possa spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso ed alcool. Un cast che avesse già nei corpi degli attori un tradimento all’immaginario, un atto-attore contro il fattore molesto della civiltà, che Albee ha ben conosciuto, come ci sottolinea nella scelta del titolo. Chi ha paura di Virginia Woolf? Se c’è qualcuno alzi la mano_.

Biglietti on line su www.vivaticket.com

La Stagione di Ancona di Marche Teatro è sostenuta da Comune di Ancona, Regione Marche, Ministero della Cultura, Camera di Commercio delle Marche. Sponsor Tre Valli e Banco Marchigiano.

PROSSIMI APPUNTAMENTI:

In abbonamento: il 28 e 29 gennaio appuntamento con la grande danza contemporanea con, in esclusiva regionale, la nuova creazione di Wim Vandekeybus Hands do not touch your precious me. Dal 2 al 5 febbraio Luca De Fusco dirige Così è (se vi pare) con Eros Pagni, dal 16 al 19 febbraio è la volta di Moby Dick alla prova regia di Elio De Capitani, dal 2 al 5 marzo Perfetti sconosciuti con la regia di Paolo Genovese, Seagull Dreams tratto da Il Gabbiano di Cechov con Pamela Villoresi, scritto e diretto da Irina Brook, e poi ancora la compagnia Peeping Tom con Diptych_The missing door and the lost room poi La Buona Novella con Neri Marcoré regia di Giorgio Gallione nuova produzione di Marche Teatro che debutta in prima nazionale dal 13 al 16 aprile.

Fuori abbonamento al Teatro Sperimentale: Carrozzeria Orfeo e Sotterraneo, prodotti in questi anni da Marche Teatro, arricchiscono la programmazione con spettacoli da non perdere: il 15 gennaio per festeggiare i 10 anni dal debutto va in scena Thanks for Vaselina lo spettacolo più amato di Carrozzeria Orfeo co-prodotto da Marche Teatro che torna nei teatri con una tournée che toccherà diverse città italiane; chiude il trittico di drammaturgia contemporanea Sotterraneo con la sua ultima creazione, L’Angelo della Storia. Lo spettacolo coprodotto con Marche Teatro sarà in scena ad Ancona il 29 aprile.

Due appuntamenti imperdibili di Teatro Ragazzi d’Autore, adatti ad un pubblico di tutte le età dai 6 anni in su, vedono protagoniste due artiste italiane acclamate da anni sulla scena internazionale: il 19 marzo in prima regionale Francesca Lattuada con Aterballetto si cimenta in una nuova produzione di cui cura regia e coreografia con i testi di Toti Scialoja dal titolo La talpa sotto il chiaro di luna; il 2 aprile è la volta dii una delle voci più alte del nostro teatro, Emma Dante che torna a parlare ai bambini riscrivendo una favola classica che conquista spettatori di tutte le età, dal titolo Scarpette rotte.

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