NON MI HAI PIÙ DETTO TI AMO

inizio spettacolo ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 25 AL 28 OTTOBRE_MUSE

scritto e diretto da Gabriele Pignotta

con LORELLA CUCCARINI e GIAMPIERO INGRASSIA in

e con Raffaella Camarda, Francesco Maria Conti e Fabrizio Corucci

musiche Giovanni Caccamo
scene Alessandro Chiti
costumi Silvia Frattolillo
light designer Umile Vainieri
sound designer Luca Finotti

Milleluci Entertainment

Dopo 20 anni, Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia, la straordinaria coppia di Grease, torna a lavorare insieme per la prima volta in una commedia inedita, scritta e diretta da Gabriele Pignotta.
Uno spettacolo ironico, intelligente, appassionante, cucito addosso a due protagonisti perfetti: istrionici e straordinariamente affiatati.  La famiglia è il motore principale dello spettacolo e si mostra con le sue fragilità e con la sua forza. L’amore tra uomo e donna e tra genitori e figli è visto con leggerezza ma anche con passione, sbirciando attraverso la quotidianità: risate, lacrime, sospetti, cambiamenti e tante altre piccole e grandi situazioni condiscono la commedia interpretata da cinque bravissimi attori, in cui ognuno di noi può ritrovare uno spaccato della sua vita.
La produzione è ambiziosa e importante: un allestimento di altissimo livello saprà regalare allo spettatore momenti di assoluto divertimento e di grande emozione.
La famiglia è ancora il cardine della società  e il nostro punto di riferimento assoluto ? Come si stanno evolvendo le nostre famiglie alla luce delle trasformazioni sociali, politiche ed economiche  in atto? E’ questo il tema attualissimo sul quale nasce e si sviluppa questa ironica e sorprendente  “piece” teatrale.  In sintesi si tratta della storia di una famiglia italiana contemporanea ,costretta ad affrontare  un  cambiamento traumatico improvviso che, alla fine di un percorso umano difficile ed intenso , si ritroverà completamente trasformata e  forse più preparata a sopravvivere. Lorella Cuccarini, al culmine della sua maturazione artistica, accetta la sfida di  interpretare straordinariamente il ruolo che le è più congeniale, quello di una madre, Serena, che trova la forza  di mettersi in discussione. In seguito ad un imprevedibile, ma forse “salvifico” incidente di percorso infatti, questa super-mamma e moglie perfetta, che porta sulle sue spalle tutta l’organizzazione e la responsabilità della famiglia, capisce che forse questo ruolo non è più funzionale alla sua felicità e  con grande coraggio decide  di  recuperare se stessa e il suo essere donna rimettendo completamente in gioco l’equilibrio su cui poggia l’intera famiglia.  Suo marito Giulio (un ineguagliabile Giampiero Ingrassia) inizialmente  destabilizzato da questo repentino cambiamento, troverà la forza di reagire, riscoprendo finalmente  il suo ruolo di padre e di “genitore” per  troppo tempo delegato passivamente alla moglie. Anche i due figli (Tiziana e Matteo), due ragazzi di vent’anni, andranno incontro ad  una crisi profonda esattamente come i loro genitori, ma quando tutto sembra portare verso la più amara delle disgregazioni familiari,  ognuno  riuscirà a trovare delle risorse interiori inaspettate che porteranno la famiglia a ricomporsi con un avvincente finale a sorpresa!

BELLA FIGURA

inizio spettacolo ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 15 AL 18 NOVEMBRE_MUSE

di Yasmina Reza
traduzione Monica Capuani

con Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Anna Ferzetti, David Sebasti
e con Simona Marchini

scena e luci Gianni Carluccio
costumi Gemma Mascagni

regia di Roberto Andò

Gli Ipocriti

Un uomo e una donna, nel parcheggio di un ristorante fuori città. Lei, Andrea, madre single e impiegata in una farmacia, è ancora in macchina. Il suo amante, Boris, un piccolo imprenditore di verande, sta cercando di convincerla ad uscire, malgrado il passo falso che ha appena commesso: farsi scappare che quel ristorante gli è stato consigliato da sua moglie. Bella Figura esplora la notte che segue a quell’errore fatale. Poco dopo, una seconda coppia entra in scena: Eric e Francoise, insieme a Yvonne, la madre di Eric. In breve emerge che sono legati alla prima coppia da un segreto imbarazzante. La pièce si svolge quasi interamente all’aperto, mentre il giorno volge al termine. Nelle mie opere non racconto mai vere e proprie storie, dunque non dovrebbe sorprendere se lo stesso accade anche qui. A meno che non si consideri l’incerta e ondeggiante trama della vita, di per se stessa, una storia. Yasmina Reza

L’autrice ha scritto Bella Figura per il regista Thomas Osthermeier e la compagnia del teatro Schaubühne di Berlino.

JOHN GABRIEL BORKMAN

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 29 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE_MUSE esclusiva regionale

di Henrik Ibsen

regia Marco Sciaccaluga

con
Gabriele Lavia
Laura Marinoni
Federica Di Martino
Roberto Alinghieri, Giorgia Salari, Francesco Sferrazza Papa, Roxana Doran

scene e costumi Guido Fiorato
musiche Andrea Nicolini
luci Marco D’Andrea
versione italiana Danilo Macrì

Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Teatro della Toscana-Teatro Nazionale

Edvard Munch lo definì «il più potente paesaggio invernale dell’arte Scandinava». Ma il freddo dell’inverno, in questa vicenda scabrosa e claustrofobica, è tutto interiore, dell’anima.
John Gabriel Borkman è un self made man: per lui conta la carriera, a tutti i costi. Ha rubato, ma non per sé. Lo ricorda lo storico del teatro Roberto Alonge: ruba «perché si sente il portavoce del progresso, è l’angelo sterminatore del vecchio mondo precapitalistico». Condannato al carcere per i suoi loschi affari, Borkman torna libero ma si chiude in casa, in attesa di una “grande occasione”. Piero Gobetti descrisse il teatro di Ibsen come «l’itinerario dell’eroe in cerca del suo ambiente»: e qui l’ambiente è condiviso da due sorelle, entrambe presenti nella vita dell’uomo. La moglie, in un matrimonio freddo, aspro e irrisolto; e il primo amore cui Borkman ha rinunciato per interesse. È uno scontro fra femminile e maschile, è un abisso. Afferma ancora Alonge: «è l’universo della Cultura (che vuol dire repressione) contro la vita dell’istinto, della carne, della felicità».
JOHN GABRIEL BORKMAN ha attratto i maggiori registi al mondo: è un’opera complessa, austera, inquieta, e di raffinata bellezza per quei ritratti umani, per i dialoghi che possono essere attualissimi e al tempo stesso eterni. Affidati all’interpretazione di tre grandi attori, a partire da Gabriele Lavia come protagonista, con Laura Marinoni e Federica Di Martino, il BORKMAN, nelle sue “scene da un matrimonio” che sarebbero state care a Bergman, fa ancora esplodere le ambizioni di un secolo, l’Ottocento, intriso di superomismo e idealismo svelando quelli che saranno i grandi traumi del Novecento. E forse di oggi.

LA PARANZA DEI BAMBINI

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 13 AL 16 DICEMBRE_MUSE

di Roberto SavianoMario Gelardi

con gli attori della compagnia del Nuovo Teatro Sanità:
Vincenzo Antonucci (Drone), Ciro Burzo (Lollipop), Riccardo Ciccarelli (Maraja), Mariano Coletti (Briatò), Giampiero de Concilio (Cristian), Simone Fiorillo (White), Carlo Geltrude (Dentino), Antonio Orefice (Dumbo)Enrico Maria Pacini (Dragò),  con la partecipazione di Ivan Castiglione (Copacabana– don Vittorio – padre di Nicolas – Mojo)

regia Mario Gelardi in collaborazione con Carlo Caracciolo
scene Armando Alovisi
costumi 0770
musiche Tommy Grieco
luci Paco Summonte

coproduzione Teatro Carcano / MARCHE TEATRO
in collaborazione con MismaOnda

Dopo la felice esperienza dello spettacolo ‘Gomorra’, Roberto Saviano e Mario Gelardi si uniscono di nuovo in questo progetto teatrale per raccontare la controversa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia scespiriana e nel nero infinito dei fumetti di Frank Miller.
Hanno scarpe firmate, famiglie quasi normali e grandi ali “d’appartenenza” tatuate sulla schiena. Sfrecciano in moto contromano per le vie di Napoli perché sanno che la loro unica possibilità è giocarsi tutto e subito. Non temono il carcere né la morte. Sparano, spacciano, spendono.
Sono la paranza dei bambini.
Nel gergo camorristico “paranza” significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti, proprio come quei giovanissimi legati alla camorra che Roberto Saviano racconta in uno dei suoi best seller.
E quel romanzo è diventato uno spettacolo teatrale che racconta una verità cruda, violenta, senza scampo. Non a caso lo spettacolo è nato nel Nuovo Teatro Sanità, un luogo ‘miracoloso’ nel cuore di Napoli, dove si tenta di costruire un presente reale e immaginare un futuro possibile.
‘L’infanzia è una malattia, un malanno da cui si guarisce crescendo’, diceva William Golding, l’autore de ‘Il signore delle mosche’. E come nel romanzo di Saviano così anche nello spettacolo i protagonisti creano una loro comunità che impone regole feroci per perdere l’innocenza e diventare grandi.

LE RANE

inizio spettacolo ore 20.45 – domenica ore 16.30

(non è previsto l’incontro con il pubblico)

DAL 20 AL 23 DICEMBRE_MUSE esclusiva regionale

di Aristofane
traduzione Olimpia Imperio
regia Giorgio Barberio Corsetti
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
musiche SeiOttavi
assistente alla regia Fabio Condemi disegno luci Marco Giusti
riprese video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì realizzazione marionette Einat Landais maestro di marionette Marzia Gambardella costruzione marionette Carlo Gilè
preparazione musicale del coro degli iniziati Sei Ottavi

personaggi e interpreti Valentino Picone (Santia), Salvatore Ficarra (Dioniso), Roberto Rustioni (Eracle), Gabriele Portoghese (Un morto/Corifeo), Giovanni Prosperi (Caronte), Francesco Russo (Eaco), Valeria Almerighi (Ostessa), Giovanni Prosperi (Servo/Plutone), Gabriele Benedetti (Euripide), Roberto Rustioni (Eschilo)

Coro di Rane della palude infernale: Kristian A. Cipolla, Germana Di Cara, Vincenzo Gannuscio, Alice Sparti, Massimo Sigillò Massara, Ernesto Marciante
Coro dei sacri iniziati ai Misteri Eleusini e Marionettisti: Danilo Carciolo, Chiara Cianciola, Roberta Giordano, Elvio La Pira, Mariachiara Pellitteri

produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico
riallestimento Teatro Biondo Palermo, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Fattore K

Dopo lo straordinario successo dello scorso anno al Teatro Greco di Siracusa, tornano Le Rane di Aristofane con Ficarra e Picone, in una nuova edizione pensata per i teatri all’italiana.
Riuscire a far ridere con un testo di 2500 anni fa, il senso della scommessa è tutto qui. Prendere il testo di Aristofane, un vecchio pezzo d’argenteria teatrale, e lucidarlo fino a farlo splendere nuovamente, come se fosse appena forgiato.
Per ottenere questo risultato, la prima condizione è disporre di una coppia di comici di assoluta eccellenza. Ficarra e Picone, dunque: il duo che negli ultimi vent’anni ha incarnato il più autentico talento nel campo dell’umorismo. L’autorevole regia di Giorgio Barberio Corsetti abbatte definitivamente il discutibile confine che separa lo spettacolo “alto” dallo spettacolo “basso”, un po’ come aveva fatto Pasolini con Totò per Uccellacci e uccellini.
Le Rane, sfrondato dagli anacronismi, dimostra che per il genere comico può esistere una manifattura a lunga conservazione, che consenta di ridere anche oggi, consapevolmente, di un testo classico.
Dioniso, il dio del teatro, si reca nell’oltretomba per riportare alla vita Euripide. Ma questi è assorto in un furioso litigio con Eschilo per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico.
Dioniso si fa giudice e, scegliendo di anteporre il senso della giustizia e il bene dei cittadini alle proprie preferenze personali, finisce per dare la palma della vittoria ad Eschilo, che dovrà salvare Atene dalla situazione disastrosa in cui si trova. Eschilo accetta di tornare tra i vivi lasciando a Sofocle il trono alla destra di Plutone, a patto che non lo ceda mai a Euripide.

PRISCILLA la regina del deserto

IL MUSICAL

inizio spettacolo ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 3 AL 6 GENNAIO_MUSE esclusiva regionale
FUORI ABBONAMENTO SABATO 5 GENNAIO ORE 17

di Stephan Elliot e Allan Scott
regia originale Simon Phillips
regia italiana di Matteo Gastaldo

All Entertainment

Priscilla La Regina del Deserto. Tratto dall’omonimo film cult “Le Avventure di Priscilla La Regina del Deserto” – vincitore di un Premio Oscar e del Grand Prix Du Publique al Festival di Cannes – Priscilla è una travolgente avventura “on the road” di tre amici che, a bordo di un vecchio bus rosa soprannominato Priscilla, partono per un viaggio attraverso il deserto australiano alla ricerca di amore e amicizia, finendo per trovare molto di più di quanto avessero mai immaginato! Un musical sfavillante con oltre 500 magnifici costumi, una sceneggiatura esilarante ed una intramontabile colonna sonora che include 25 strepitosi successi internazionali, tra cui “I Will Survive”; “Finally”; “It’s Raining Men” e “Go West”.
Priscilla Queen Of The Desert the Musical, è il musical australiano di maggior successo di tutti i tempi, visto da più di 3 milioni di spettatori. In Italia Priscilla La Regina del Deserto ha già registrato 350.000 spettatori.

“Vedere Priscilla, la regina del deserto è come tornare arricchiti da un viaggio. Nessuno spettacolo più di Priscilla ci fa riflettere oggi sulle maschere che siamo costretti ad indossare per vivere. Ma non hai il tempo di intristirti perché di colpo Gloria Gaynor riprende a cantare, e cominci così a battere le mani, a commuoverti e a ridere in una catarsi leggera che ti riempe il cuore. È la magia del musical. E Priscilla è un grande musical.” Vanity Fair

“Un’apoteosi di costumi e colori. Ecco lo show che ha sedotto il mondo. Sale la febbre di Priscilla.” Oggi

“Il divertimento è assicurato, tra un tripudio di piume, parrucche e hit anni 70-80: la trasgressione c’è, ma è in formato famiglia.” La Gazzetta dello Sport

WHO IS THE KING

EPISODI I-II

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DALL’ 8 AL 13 GENNAIO_SPERIMENTALE

un progetto di Lino Musella, Paolo Mazzarelli
da William Shakespeare
drammaturgia e regia Lino MusellaPaolo Mazzarelli
luci Pietro Sperduti
scene Paola Castrignanò
sound design e musiche originali Luca Canciello
costumi Marta Genovese

con
Massimo Foschi, Marco Foschi, Annibale Pavone, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, Josafat Vagni, Laura Graziosi, Giulia Salvarani, Paolo Mazzarelli, Lino Musella

Teatro Franco Parenti / La Pirandelliana / MARCHE TEATRO

Negli ultimi quindici anni le serie TV hanno sconvolto, rinnovato, vivificato il concetto universale di narrazione, abituando il pubblico di tutto il mondo ad entrare nelle grandi storie personaggio dopo personaggio. La serialità, in narrativa come in teatro, non è una novità del nostro tempo: le opere dei tragici greci ed i grandi romanzi russi dell’ottocento erano costruite su meccanismi seriali con pubblicazione a puntate. William Shakespeare ha saputo fare di più, dando vita nei primi anni del 1600 a qualcosa di impressionante, ha infatti messo insieme una sequenza di otto opere (Riccardo II, Enrico IV parte I e II, Enrico V, Enrico VI parte I, II, III, Riccardo III) che, messe in quest’ordine, raccontano poco più di un secolo della storia d’Inghilterra.
Una saga che indaga in particolare il rapporto fra uomo e potere, nella quale ogni personaggio – proprio come nei meccanismi seriali – viene presentato prima giovane, poi uomo, infine anziano, per poi lasciare il testimone ad un nuovo carattere.
Padri e figli, fratelli e zii, re e regine, ribelli e sudditi, personaggi di corte e viziosi impenitenti, formano tutti insieme un grande quadro che ritrae, a metà fra storia e poesia, l’abbraccio letale che da sempre vede le migliori qualità umane soffocare tra le braccia del potere.
È proprio la struttura seriale – inventata dal genio Shakespeariano – che permette di precipitare fino al fondo di questo gorgo attraverso una staffetta in cui si danno il cambio decine di personaggi, scandagliando tanto le altezze quanto le abissali bassezze di cui l’uomo è stato capace. Harold Bloom, il più illustre studioso del drammaturgo inglese, dice che Shakespeare, attraverso il suo teatro, ha “inventato l’uomo”. Ecco, senza correre il rischio di esagerare si può allora affermare che, nei drammi storici, Shakespeare ha inventato l’uomo di potere, il politico come lo intendiamo ancora oggi.

SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 31 GENNAIO AL 3 FEBBRAIO_MUSE esclusiva regionale

di Luigi Pirandello

regia di Luca De Fusco

con Eros Pagni, Federica Granata, Gaia Aprea, Gianluca Musiu, Silvia Biancalana, Maria Chiara Cossia, Angela Pagano, Paolo Serra, Maria Basile Scarpetta, Giacinto Palmarini,  Alessandra Pacifico Griffini, Paolo Cresta, Enzo Turrin, Carlo Sciaccaluga

e con gli attori diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli Alessandro Balletta, Sara Guardascione, Annabella Marotta, Francesco Scolaro

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
video Alessandro Papa
movimenti coreografici Alessandra Panzavolta
regista assistente Alessandra Felli
assistente alle scene Francesca Tunno
assistente ai costumi Monia Carraretto

Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Genova

Sei personaggi in cerca d’autore è forse il più importante testo teatrale del Novecento. Anticipa l’arte concettuale, l’esistenzialismo, lo straniamento, rompe lo schema secolare della finzione naturalistica. Fu accolto con esito incerto e tempestoso nella prima a Roma del 1921 e non poteva essere diversamente visto che questa opera proveniva dal futuro, anticipando i tempi in modo clamoroso, come se La carriera di un libertino di Stravinsikij fosse andata in scena nel ‘700.   Quando si affronta un tale capolavoro e si dispone di una compagnia come la nostra, capitanata da un gigante come Eros Pagni, ho sempre il timore che un eccesso di interpretazione dia l’impressione al pubblico di un regista che vuole anteporsi al testo e allo spettacolo. È anche vero che non esistono interpretazioni neutre. D’altra parte questi sei personaggi che provengono da un altro mondo e che non perdono occasione di sentirsi rinfacciata dal capocomico la irrappresentabilità della loro storia mi sono subito apparsi come gli attori di Woody Allen che escono dallo schermo in Brodway Danny rose dato che la loro vicenda, così piena di ricordi, di visioni, di particolari di splendente importanza mi ha subito fatto pensare ad una trama che si presta ad essere rappresentata più attraverso l’occhio visionario del cinema che tramite quello più concreto del teatro.
Ho quindi proseguito il lavoro di contaminazione tra teatro e video iniziato proprio con un Pirandello (Vestire gli ignudi, 2010) e proseguito poi negli anni più recenti con le mie regie realizzate per il Mercadante e cercato di dare ai sei personaggi ciò che chiedono invano al regista. L’apparizione surreale dei cappellini per l’evocazione spiritica di Madama Pace, i tremendi e morbosi particolari della scena del bordello, la contemporaneità visionaria della scena del laghetto altro non sono che le richieste non esaudite dei personaggi. Essi forse raccontano una storia che non riesce ad essere tutta compresa nel solo linguaggio teatrale.
Per il resto abbiamo cercato di seguire le “dittatoriali” didascalie di Pirandello, vestendo in modo diverso, e addirittura in epoche diverse, personaggi ed attori, illuminandoli in modo opposto, non perdendo occasione per sottolineare il carattere “alieno” dei personaggi.
Abbiamo invece deciso di ignorare le didascalie descrittive e realiste su arrendi e atmosfera di palcoscenico immergendo il tutto in clima più sobrio e crudele, ricordando sempre l’immortale saggio di Macchia su Pirandello o la stanza della tortura.
Spero di indurre ad una rilettura scenica e letteraria di un testo che parla ancora oggi alla nostra coscienza contemporanea e ci invita farci le domande più importanti e terribili sulla natura, il significato, l’essenza stessa della nostra esistenza.

Luca De Fusco

PARENTI SERPENTI

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 7 AL 10 MARZO_MUSE

di Carmine Amoroso

con LELLO ARENA

regia di Luciano Melchionna

con Giorgia Trasselli
e con (in o. a.)  Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferrero, Serena Pisa, Fabrizio Vona

scene Roberto Crea
ideazione scenica Luciano Melchionna
costumi Milla
musiche Stag
disegno luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Sara Esposito

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
in collaborazione con Bon Voyage Produzioni e con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi 2016

Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravviare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti, e andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci, le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi.
Immaginare Lello Arena -dichiara il regista Luciano Melchionna- con la sua carica comica e umana, nei panni del papà – interpretato da Panelli nel film di Monicelli – mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo, come quello di un bambino, intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività.
All’improvviso, dunque, un terremoto segna una crepa nell’immobilità rassegnata di un andamento ormai sempre lo stesso e in via di spegnimento, una crepa dalla quale un gas mefitico si espanderà e inquinerà l’aria. Sarà la soluzione più spicciola e più crudele a prendere il sopravvento. Verità? Paradosso? Spesso, come si è soliti dire, la realtà supera la fantasia.
In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco, e a tratti surreale, dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti.

THE NIGHT WRITER

GIORNALE NOTTURNO

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

DAL 27 AL 31 MARZO_SPERIMENTALE

con LINO MUSELLA

testo, scene e regia JAN FABRE

Traduzione Franco Paris

Musica Stef Kamil Carlens

Drammaturgia Miet Martens e Sigrid Bousset

Troubleyn / Jan Fabre e Aldo Grompone
in co-produzione con FOG Triennale Milano Performing Arts, Lac Lugano, Teatro Metastasio di Prato,
Teatro Piemonte Europa, MARCHE TEATRO, Teatro Stabile del Veneto

The Night Writer. Giornale notturno è la nuova creazione di Jan Fabre, uno dei più importanti e influenti artisti contemporanei: primo lavoro realizzato in lingua italiana dal maestro fiammingo.
Lo spettacolo dà vita a un autentito flusso di riflessioni composto da pensieri sull’arte e sul teatro, sul senso della vita, sulla famiglia, sull’amore e sul sesso, dai moti più intimi dell’animo del giovane ventenne ambizioso e autoironico, determinatissimo, fino ad arrivare al Fabre di oggi, amato e discusso in tutto il mondo per la sua arte iconica e provocatoria.
Un racconto intenso e spietato, che passa attraverso alcune delle opere più importanti dell’artista (La reincarnazione di Dio, L’Angelo della Morte, Io sono sangue, La storia delle lacrime, Drugs kept me alive) oltre che dalle pagine dei suoi diari personali, raccolti nei due volumi del Giornale notturno pubblicati in Italia da Cronopio. A dare corpo e voce sulla scena a questo straordinario personaggio, Lino Musella, tra gli attori più apprezzati della nuova scena italiana.

Jan Fabre (Anversa 1958) è artista visivo, regista e autore teatrale. Da quarant’anni è tra le figure più innovative della scena internazionale. Ha esposto nei più importanti musei e istituzioni d’arte internazionali, dal Louvre a Parigi, all’Hermitage di San Pietroburgo, alla Biennale di Venezia. Tra i suoi lavori teatrali più recenti: “Mount Olympus. To glorify the cult of tragedy” del 2015 rappresentato in tutto il mondo; e l’ultimo “Belgian rules/Belgium rules”, che ha debuttato a Vienna a luglio 2017 dopo l’anteprima a Napoli. Il suo universo di uomo e di artista è svelato anche nei suoi scritti, e nei diari, raccolti in volume e pubblicati in Italia da Cronopio (‘Giornale notturno’).