IL LAVORO DI VIVERE
inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30
dall’11 al 15 gennaio 2017 – Teatro Sperimentale
di Hanoch Levin
uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
con Carlo Cecchi
e con Fulvia Carotenuto, Massimo Loreto
per l’allestimento scenico di Gianmaurizio Fercioni
per le luci di Gigi Saccomandi
per i costumi di Simona Dondoni
musiche di Michele Tadini
IRRIVERENTE E FOLGORANTE, PIENO DI SPIRITUALITÁ NOBILE E CRUDA REALTÅ
Per la prima volta è in scena in Italia, Il lavoro di vivere, l’opera incandescente e feroce del drammaturgo israeliano Hanoch Levin, il più importante autore e drammaturgo israeliano, premio Bialik per la letteratura 1994.
Carlo Cecchi, uno degli ultimi grandi maestri del teatro italiano, è qui protagonista insieme a Fulvia Carotenuto e Massimo Loreto.
Il teatro di Levin è irriverente: la poesia si nasconde dentro le situazioni più imbarazzanti, i suoi testi sono una commistione di spiritualità nobile e cruda realtà; dalla critica alla cultura borghese ai contrasti tra carne e spirito, “arte e culo”, perché il meschino sogna di stare sotto il riflesso della luce della felicità altrui.
Così avviene anche per Il lavoro di vivere, una storia d’amore fra due persone di mezza età, in cui l’amore appare a barlumi folgoranti, in mezzo a un mare di insulti, parole durissime e rimpianti. Lo spettatore ride di gusto, senza accorgersi che sta ridendo di se stesso.
In questo spettacolo denso e incisivo, teatro e vita sembrano fondersi.
Molto amato in Francia e negli Stati Uniti, Levin, figlio di sopravvissuti all’Olocausto, scomparso nel 1999, fu contestato per le controverse posizioni politiche nei confronti del suo Paese. Di lui, la regista Andrée Ruth Shammah, dice: «è uno che è sempre andato contro il trionfalismo israeliano, che obbliga a mettersi in gioco con una matrice ebraica universale, portando a sfiorarsi commedia e tragedia con la tipica ironia della disperazione». Non è forse sbagliato pensare che il rapporto tra marito e moglie (i personaggi della pièce) ricalchi quello più antico e segreto che l’autore intrattiene con la propria terra, amata e odiata insieme, nei confronti della quale nutre contrastanti sentimenti di desiderato distacco e viscerale attaccamento.