L’ORA DEL ROSARIO

Rosario Fiorello torna sul palco, in una dimensione teatrale, con un nuovo spettacolo che, come lui stesso ha dichiarato, sarà analogico, fatto di puro intrattenimento.

Protagonista al Teatro delle Muse il 29, 30 e 31 ottobre (ore 21), tra aneddoti, racconti e gag in perfetto stile Fiorello, lo showman darà ampio spazio anche alle consuete improvvisazioni. Non mancheranno musica, gag, inediti e duetti di grande spessore con Artisti del calibro di Mina e Tony Renis il quale, in “collegamento” da Las Vegas, regala allo showman una versione molto particolare della celebre «Quando Quando Quando».

Ad accompagnarlo, sul palco, la band diretta da Enrico Cremonesi ed il trio vocale «I Gemelli di Guidonia» lanciato a «Fuori Programma» su Radio Uno.

Lo spettacolo di Rosario Fiorello è scritto con Francesco Bozzi, Claudio Fois, Piero Guerrera, Pierluigi Montebelli e Federico Taddia. La regia è di Giampiero Solari.

prezzi biglietti
platea intero € 55
prima galleria intero € 45
seconda galleria € 35
terza galleria € 25
palchi di II ordine € 45
palchi di III ordine € 35

CALENDAR GIRL

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

5/8 novembre 2015 – Teatro delle Muse

testo di Tim Firth
traduzione e adattamento Stefania Bertola
regia Cristina Pezzoli
scene Rinaldo Rinaldi

con
Angela Finocchiaro, Ariella Reggio

e con
Carlina Torta, Matilde Facherin, Corinna Lo Castro
e
Titino Carrara, Elsa Bossi, Marco Brinzi, Noemi Parroni

produzione Agidi e Enfi Teatro

Calendar Girls è un testo teatrale scritto da Tim Firth, tratto dall’omonimo film con la regia di Nigel Cole (lo stesso di L’erba di Grace e We want sex), di cui lo stesso Firth è autore e sceneggiatore.

Il film, di cui erano protagoniste – fra le altre – Helen Mirren, Julie Walters, Linda Bassett,  è uscito in Italia nel 2004 ottenendo un discreto successo al botteghino, ma diventando un film di culto, molto amato dal pubblico femminile.

Nell’adattamento teatrale viene mantenuta l’impostazione corale, con un ruolo da protagonista definito, quello di Chris, interpretata da Hellen Mirren nella versione cinematografica e da Angela Finocchiaro in questa teatrale.

La storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto, è quella di un gruppo di donne fra i 50 e i 60 anni, membre del Women’s Institute (nata nel 1915, oggi è la più grande organizzazione di volontariato delle donne nel Regno Unito), che si impegna in una raccolta fondi destinati a salvare un ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro (Annie, nel film interpretata da Julie Walters). Chris, stanca  di vecchie e fallimentari iniziative di beneficenza, ha l’idea di fare un calendario diverso da tutti gli altri, in cui convince le amiche del gruppo a posare nude. Con l’aiuto di un fotografo amatoriale realizzano così un calendario che le vede ritratte in normali attività domestiche, come preparare dolci e composizioni floreali, ma con un particolare non convenzionale: posano senza vestiti. L’iniziativa riscuote un successo tale da portarle alla ribalta non solo in Inghilterra ma anche in America, dove vengono ospitate in un famoso talk show. L’improvvisa e inaspettata fama, tuttavia, metterà a dura prova le protagoniste.

FATHER AND SON

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

12/15 novembre 2015 – Teatro delle Muse

ispirato a “Gli Sdraiati” e “Breviario comico”
di Michele Serra
con Claudio Bisio
e con i musicisti Laura Masotto violino e Marco Bianchi chitarra
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
luci Aldo Mantovani

produzione Teatro dell’Archinvolto

“Father and son” racconta il rapporto padre/figlio radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscil-lazione tra l’ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. E’ una riflessione sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti – entrambi consumatissimi – di libertà e di autorità, che rivela in filigrana una società spaesata e in metamorfosi, ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata. Una società di “dopo-padri”, educatori inconcludenti e nevrotici, e di figli che preferiscono nascon-dersi nelle proprie felpe, sprofondare nei propri divani, circondati e protetti dalle loro protesi tecnologiche, rifiutando o disprezzando il confronto. Da questa assenza di rapporto nasce un racconto beffardo e tenerissimo, un monologo interiore (ovviamente del padre, verboso e invadente quanto il figlio è muto e assente) a tratti spudoratamente sincero. La forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e struggenti, con la musica in continuo dialogo con le parole. La società dalla quale i ragazzi si defilano è disegnata con spieta-tezza e cinismo: ogni volta che la evoca, il padre si rende conto di offrire al figlio un ulteriore alibi per la fuga. E’ una società ritorta su se stessa, ormai quasi deforme, dove si organizza il primo Raduno Nazionale degli Evasori Fiscali, si medita di sostituire al Porcellum il ben più efferato Sputum, dove non è chiaro se i vecchi lavorano come ossessi pur di non cedere il passo ai giovani o se i giovani si sdraiano perché è più confortevole che i vecchi provvedano a loro. In “Father and son” inventiva sfrenata, comicità, brutalità, moralità sono gli ingredienti di un irresistibile soliloquio che permettono a Claudio Bisio, al suo attesissimo ritorno sulla scena, di confrontarsi con un testo di grande forza emotiva e teatrale, comica ed etica al tempo stesso.

Perfetto Claudio Bisio nel governare una simile girandola di affondi birbanti e paradossi surreali. Lo affiancano con efficacia Laura Masotto al violino e Marco Bianchi alla chitarra. (…) Divertimento e intelligenza, un’accoppiata che ormai a teatro diventa sempre più rara Enrico Fiore, Il Mattino, 1/2/15

Bisio è aperto, cordiale, amichevole; ma mai condiscendente. In più egli ha una forza di misura dei tempi, di avanzamento (verso il pubbli-co) e un’inclinazione, quasi un pudore, nel tirarsi indietro al momento giusto, che fanno di lui una presenza tanto ammirata quanto amata dagli spettatori. “Father and son” gli si adatta alla perfezione. Franco Cordelli, Corriere della sera, 2/7/14

E’ come ascoltare la confessione di un amico in vena di sincerità, e ritrovare, comunque, anche brandelli della propria vita. (…) Un trionfo di applausi più che meritati su note di speranza necessarie, più che consolatorie. Silvana Zanovello, Secolo XIX, 14/1/15

Dieci minuti di applausi ogni sera. (…) Il regista Giorgio Gallione ha fatto un ottimo lavoro, Claudio Bisio trova equilibrio e misura nel cogliere in questo papà il lato ironico ed eroico senza farne una maschera. Anna Bandettini, Repubblica 6/7/14

STRATEGIE FATALI

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

25/29 novembre 2015 – Teatro Sperimentale

scritto e diretto da Lino Musella_Paolo Mazzarelli
assistente alla regia Dario Iubatti
con Marco Foschi, Fabio Monti, Paolo Mazzarelli, Lino Musella, Laura Graziosi, Astrid Casali, Giulia Salvarani
costumi Stefania Cempini
sound design e musiche originali Luca Canciello

direttore di produzione Marta Morico
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
amministrazione Katya Badaloni
assistente di produzione Claudia Meloncelli
direttore tecnico dell’allestimento Roberto Bivona
elettricista Cristiano Carìa
fonico Jacopo Pace
grafica Fabio Leone
foto di scena Marco Parollo

produzione MARCHE TEATRO in collaborazione con Compagnia MusellaMazzarelli e EmmeA Teatro

È il Teatro, inteso sia come ambiente fisico che come ultimo possibile luogo di indagine metafisica, il grande tema di Strategie Fatali.
Ecco quindi tre storie che si intrecciano fra loro, sette attori, sedici personaggi, riuniti in un’unica multiforme indagine che – nell’ambientazione comune di un Teatro – mette difronte alcuni dei grandi temi del contemporaneo (il terrore, il porno, i nuovi media) con alcuni temi eterni dell’essere umano (il maligno, l’illusione, il fantasma, ancora il Teatro).
La Compagnia MusellaMazzarelli, con questo nuovo spettacolo, arricchisce ulteriormente il suo gioco teatrale, apre le porte – usando Shakespeare e Baudrillard come chiavi – ad una scrittura che chiama in causa un numero crescente di compagni di scena, ma tiene fede a quella sua caratteristica cifra stilistica che si muove sul confine sottile fra comico e tragico.
Un confine in cui la vita e il teatro si toccano fra loro e – insieme – prendono aria, fuoco, luce.

La Compagnia MusellaMazzarelli nasce nel 2009 dall’incontro tra Lino Musella (premio Le Maschere del Teatro miglior attore emergente 2014 e premio Hystrio ANCT 2015) e Paolo Mazzarelli (premio speciale Scenario 2001, Premio Enriquez alla drammaturgia 2005). Tra il 2009 e il 2011 realizzano “Due cani”, “Figlidiunbruttodio” (vincitore del premio Inbox 2010) e “Crack machine”, tutti lavori basati su testi originali, ideati, scritti, diretti e interpretati a due. Negli ultimi anni Marche Teatro ha prodotto “La società” (2012), spettacolo vincitore del Premio della Critica 2014.

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ENRICO IV

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

3/6 dicembre 2015 – Teatro delle Muse

di Luigi Pirandello

scene e costumi Margherita Palli
luci Gigi Saccomandi

regia di Franco Branciaroli

Enrico IV Franco Branciaroli
La Marchesa Matilde Spina Viola Pornaro
Sua figlia Frida Valentina Violo
Il giovane Marchese Carlo di Nolli Tommaso Cardarelli
Il Barone Tito Belcredi Giorgio Lanza
Il Dottor Dionisio Genoni Antonio Zanoletti
I tre finti Consiglieri Segreti:
Landolfo (Lolo) Sebastiano Bottari
Arialdo (Franco) Mattia Sartoni
Bertoldo (Fino) Andrea Carabelli
Il vecchio cameriere Giovanni Giovanni Battista Storti

CTB Centro Teatrale Bresciano – Teatro de Gli Incamminati

sabato 5 dicembre, ore 18.30 musecaffé INCONTRO CON LA COMPAGNIA conduce Francesco Rapaccioni

Franco Branciaroli, dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena, Il Teatrante e Don Chisciotte, continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro portando sulla scena Enrico IV, dramma in tre atti di Luigi Pirandello, scritto nel 1921 e rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a Sei personaggi in cerca di autore, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all’autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.

In una lettera che Pirandello scrive a Ruggero Ruggeri – uno degli attori più noti dell’epoca – il drammaturgo agrigentino dopo avergli raccontato la trama, conclude dicendogli che vede in lui il solo attore in grado d’interpretare e dare corpo e anima al ruolo del titolo. Scrive infatti: Circa vent’anni addietro, alcuni giovani signori e signore dell’aristocrazia pensarono di fare per loro diletto, in tempo di carnevale, una “cavalcata in costume” in una villa patrizia: ciascuno di quei signori s’era scelto un personaggio storico, re o principe, da figurare con la sua dama accanto, regina o principessa, sul cavallo bardato secondo i costumi dell’epoca. Uno di questi signori s’era scelto il personaggio di Enrico IV; e per rappresentarlo il meglio possibile, s’era dato la pena e il tormento d’uno studio intensissimo, minuzioso e preciso, che lo aveva per circa un mese ossessionato. (…) Senza falsa modestia, l’argomento mi pare degno di Lei e della potenza della Sua arte.”

Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello. Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più, stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno e sceglie quindi di ‘interpretare’ ruolo fisso del pazzo.

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STORIE DI CLAUDIA

di Giampiero Solari, Claudia Gerini, Paola  Galassi, Micaela Andreozzi

con Claudia Gerini

regia Giampiero Solari

arrangiamenti e direzione musicale Leonardo De Amicis
musicista in scena Davide Pistoni
video scene Giuseppe Ragazzini
scene Patrizia Bocconi
coreografie Roberta Mastromichele
costumi Nicoletta Ercoli
luci Gigi Saccomandi
regista collaboratore Cristina Redini
assistente alla regia Alessandra Scotti

organizzazione Carmela Angelini
produzione esecutiva Michele Gentile

Enfi Teatro / Artisti Riuniti srl

«Storie di Claudia» è uno spettacolo che ha come protagonista Claudia Gerini accompagnata da un corpo di ballo e un gruppo musicale dal vivo. Lo spettacolo racconta storie che intrecciano momenti e personaggi biografici di Claudia ad altri di pura fantasia. L’incontro tra Claudia e La signorina Maria, anziana vicina di casa senza età e amante della musica e dell’arte, di cui Claudia ha subito il fascino sin da bambina; stimola i racconti e i numeri dello spettacolo.

Passando attraverso l’evocazione di grandi personaggi e miti femminili, da Carmen Miranda a Frida Khalo, da Marlene Dietrich a Monica Vitti, che sono stati di rottura e innovazione nel mondo delle arti e della vita quotidiana e hanno contribuito a creare la sensibilità artistica e d’attrice di claudia Gerini.

Uno spettacolo leggero che con poesia e ritmo fa si che Claudia si coinvolga in una sorta di sogno in cui il pubblico possa riconoscersi.

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SERVO PER DUE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

7/10 gennaio 2016 – Teatro delle Muse

“ONE MAN, TWO GUVNORS” di Richard Bean
tratto da Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni
tradotto e adattato da Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen, Simonetta Solder

con Pierfrancesco Favino
e il Gruppo Danny Rose

personaggi e interpreti
Altero – Bartolo Diego Ribon
Zaira Anna Ferzetti
Livio Pierluigi Cicchetti
Bartolo – Altero Bruno Armando
Clarice Eleonora Russo
Amerigo Luciano Scarpa
Pippo Pierfrancesco Favino
Rocco/Rachele Fabrizia Sacchi
Tassista – Barista – Guardia Gianluca Bazzoli
Ludovico Thomas Trabacchi
Gennaro Totò Onnis
Alfredo Paolo Sassanelli
La Iolanda Marit Nissen

musiche dal vivo Musica da Ripostiglio
chitarra, voce e banjo Luca Pirozzi, chitarra e voce Luca Giacomelli
contrabbasso e voce Raffaele Toninelli, percussioni e voce Emanuele Pellegrini

regia Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli
scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Cesare Accetta
coreografie Fabrizio Angelini
canto Gabriele Foschi

Compagnia Gli Ipocriti e REP/Gruppo Danny Rose
con la partecipazione di Fondazione Teatro della Pergola

Una riflessione diversa su un classico del teatro, Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni, Servo per due (One Man, Two Guvnors) nell’adattamento del noto commediografo inglese Richard Bean riadattato nella versione italiana da Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder, si presenta come una commedia comica, con attori che cadono dalle scale, che sbattono le porte, che fanno battute a doppio senso e interagiscono con il pubblico; la musica è parte integrante dello spettacolo e viene eseguita dal vivo dall’orchestra “Musica da Ripostiglio”, composta da 4 elementi che hanno curato anche gli arrangiamenti delle più note canzoni
dell’epoca. Una perfetta combinazione di commedia visiva e verbale che ha dato vita ad uno spettacolo di grande successo.
Con questo spettacolo Pierfrancesco Favino ha vinto il Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2014 nella categoria miglior attore protagonista e sempre per lo stesso premio, il gruppo Musica da Ripostiglio è rientrato nella terna miglior autore di musiche.

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QUELLO CHE NON HO

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

28/31 gennaio 2016 – Teatro delle Muse

liberamente ispirato all’opera di Pier Paolo Pasolini
canzoni di Fabrizio De Andrè
drammaturgia e regia Giorgio Gallione

con Neri Marcorè

voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini

arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa

produzione Teatro dell’Archinvolto

Nel 1963 Pier Paolo Pasolini con ” La rabbia” poema filmico che intreccia analisi politica a vibrante invettiva,  costruisce una personale visione del mondo di quegli anni insieme lucida e beffarda, affettuosa e spietata. Racconta un’epoca di grandi utopie, di boom economico ma pure l’inizio di “una nuova orrenda preistoria”, figlia del consumismo più sregolato e della distruzione dell’etica e del paesaggio; un mondo che corre ciecamente verso la modernità e che fatica a coniugare sviluppo e progresso.
Da questa libera ispirazione nasce “Quello che non ho” un affresco teatrale  che cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in equilibrio instabile tra ansia del presente e speranza nel futuro. Ci serviremo per questo di storie emblematiche, quasi parabole del presente, che raccontano (anche in forma satirica) nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. A questo tessuto narrativo incroceremo le canzoni di Fabrizio De Andrè, poesie in musica che passano dalle ribellioni, le beffe, le ballate e i sarcasmi giovanili alla provocazione politica e alla visionarietà dolente delle “anime salve” e dei perdenti contemporanei.
Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con “Quello che non ho” siamo di fronte ad un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato (De Andrè e Pasolini) prova a costruire una visione personale dell’oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali.

“Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto, cosa è stato il nostro tempo? Una volta chiesero a un direttore d’orchestra, Furtwangler: “Quanto dura il concerto di Mozart che lei dirigerà stasera?” E il direttore rispose: “Per lei dura quarantadue minuti, per chi ama la musica dura da 300 anni”. Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo dentro al tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri e parole. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo: “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “trovo sacro il disordine che è in me”, di Beckett “non siamo che figura e sfondo”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga” fino alle utopiche provocazioni di Pasolini: “È venuta ormai l’ora di di trasformarsi in contestazione vivente”.

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NON TI PAGO

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

4/7 febbraio 2016 – Teatro delle Muse

di Eduardo De Filippo
con (in ordine di apparizione)
Carolina Rosi, Viola Forestiero, Nicola Di Pinto, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Gianfelice Imparato, Massimo De Matteo, Carmen Annibale, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni Allocca

regia Luca De Filippo
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Silvia Polidori
musiche Nicola Piovani
luci Stefano Stacchini

produzione Elledieffe

Continuando il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia del padre,Luca De Filippo torna a confrontarsi dopo oltre 25 anni – la commedia era stata già allestita nella Stagione 1989/1990 – con Non ti pago, scritta da Eduardo nel 1940 con l’autore nella parte di Ferdinando Quagliuolo e il fratello Peppino in quella dell’antagonista Mario Bertolini.

Non ti pago è commedia tra le più brillanti del repertorio eduardiano che lo stesso grande drammaturgo napoletano ha definito “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”.

Ferdinando Quagliuolo, gestore di un botteghino di banco lotto a Napoli, gioca con accanimento ma non indovina mai un numero vincente. Al contrario, il suo impiegato e futuro genero Mario Bertolini, interpretando i sogni, colleziona vincite su vincite fino ad arrivare a e “fare quaterna” con i numeri dati in sogno dal defunto padre del suo datore di lavoro. Accecato da una feroce invidia Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per sé sostenendo che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario scambio di persona recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia Quagliolo dove ora risiede il giovane Bertolini.

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MOLIÈRE: LA RECITA DI VERSAILLES

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30

25/28 febbraio 2016 – Teatro delle Muse

novità di Paolo Rossi e Giampiero Solari 
su un canovaccio di Stefano Massini  
regia Giampiero Solari
scene e costumi Elisabetta Gabbioneta
luci Gigi Saccomandi
con Paolo Rossi
canzoni originali Gianmaria Testa
musiche eseguite dal vivo Emanuele Dell’Aquila e I Virtuosi del Carso

Teatro Stabile di Bolzano

L’improvvisazione di Versailles (L’Impromptu de Versailles) è una commedia scritta da Molière nel 1663, in cui mette in scena sé stesso e la sua compagnia dichiarando apertamente le sue idee sull’arte drammatica e abbozzando quella Comédie des comédiens che da molto tempo, si dice, aveva intenzione di scrivere. Con l’intento di fondare la nuova commedia di carattere e di costume, Molière riassume l’esperienza del teatro comico italiano e in particolare della commedia dell’arte, ritenendo necessario realizzare opere che attraggano il pubblico, non soltanto quello della corte e di Parigi, ma anche la “platea che si lascia coinvolgere”.

La riscrittura dell’opera, firmata da Stefano Massini, Paolo Rossi e Giampiero Solari, si prefigge di approfondire l’arte comica, di fondere la tradizione e l’attualità con rigore e poesia. Ne nasce una divertente rappresentazione della vita quotidiana dei teatranti, alla ricerca del capolavoro, tra brani tratti dalle commedie più celebri e stralci della biografia per lo più sconosciuta e straordinariamente affascinante del grande capocomico francese.

Un viaggio nel teatro, nelle opere e nella biografia di Molière, il racconto del dietro le quinte di una compagnia in prova che deve allestire uno spettacolo in tutta fretta, una nuova commedia che mette a confronto in un gioco di specchi temporali ed esistenziali il lavoro e la vita del capocomico Molière e del personaggio capocomico Paolo Rossi.

Si racconta che re Luigi XIV chiese a Molière una nuova commedia da rappresentare a corte la sera stessa…

Cosa accade se il Re in persona esige una commedia che debutti in sua presenza alle 18:00 in punto?
Nasce il dramma del capocomico: restare lucido, sfruttare il genio, correre contro il tempo e partorire in men che non si dica un capolavoro. In questo caso la crisi è a un passo. Perché tutto filerebbe molto più liscio se il nostro monsieur Molière avesse la testa sgombra, senza le angherie dei suoi avversari, senza le sfuriate delle sue donne, senza i morsi del portafogli e delle mille quotidiane trappole. Basterebbe un po’ di pace, al capocomico. E allora sì che Sua Maestà avrebbe la sua recita. O meglio: un’ipotesi di recita. Una traccia? Un’improvvisazione, ecco. Tentare è tutto. Senza paracadute.” (Stefano Massini)

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