QUELLO CHE NON HO
inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30
28/31 gennaio 2016 – Teatro delle Muse
liberamente ispirato all’opera di Pier Paolo Pasolini
canzoni di Fabrizio De Andrè
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
con Neri Marcorè
voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa
Nel 1963 Pier Paolo Pasolini con ” La rabbia” poema filmico che intreccia analisi politica a vibrante invettiva, costruisce una personale visione del mondo di quegli anni insieme lucida e beffarda, affettuosa e spietata. Racconta un’epoca di grandi utopie, di boom economico ma pure l’inizio di “una nuova orrenda preistoria”, figlia del consumismo più sregolato e della distruzione dell’etica e del paesaggio; un mondo che corre ciecamente verso la modernità e che fatica a coniugare sviluppo e progresso.
Da questa libera ispirazione nasce “Quello che non ho” un affresco teatrale che cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in equilibrio instabile tra ansia del presente e speranza nel futuro. Ci serviremo per questo di storie emblematiche, quasi parabole del presente, che raccontano (anche in forma satirica) nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. A questo tessuto narrativo incroceremo le canzoni di Fabrizio De Andrè, poesie in musica che passano dalle ribellioni, le beffe, le ballate e i sarcasmi giovanili alla provocazione politica e alla visionarietà dolente delle “anime salve” e dei perdenti contemporanei.
Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con “Quello che non ho” siamo di fronte ad un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato (De Andrè e Pasolini) prova a costruire una visione personale dell’oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali.
“Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto, cosa è stato il nostro tempo? Una volta chiesero a un direttore d’orchestra, Furtwangler: “Quanto dura il concerto di Mozart che lei dirigerà stasera?” E il direttore rispose: “Per lei dura quarantadue minuti, per chi ama la musica dura da 300 anni”. Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo dentro al tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri e parole. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo: “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “trovo sacro il disordine che è in me”, di Beckett “non siamo che figura e sfondo”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga” fino alle utopiche provocazioni di Pasolini: “È venuta ormai l’ora di di trasformarsi in contestazione vivente”.