PEACHUM – UN’OPERA DA TRE SOLDI

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

DAL 16 AL 19 DICEMBRE

ispirato a personaggi e situazioni di “L’opera da tre soldi” di Bertold Brecht
con Rocco Papaleo, Fausto Paravidino
e con Federico Brugnone, Romina Colbasso, Barbara Ronchi, Iris Fusetti, Daniele Natali
testo e regia Fausto Paravidino
scene Laura Benzi
costumi Sandra Cardini
maschere Stefano Ciammitti
musiche Enrico Melozzi
luci Gerardo Buzzanca
video Opificio Ciclope

Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Fausto Paravidino è l’autore di un nuovo spettacolo dedicato all’antieroe Peachum, il re dei mendicanti dell’Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht. «Peachum è una figura del nostro tempo più ancora che del tempo di Brecht» sostiene Paravidino. «Dipende dal denaro senza neanche prendersi la briga di esserne appassionato. Non è avido. Non ambisce a governare il denaro, è governato dal denaro.»
«In questa nuova Opera da tre soldi detta Peachum» scrive Paravidino «succede quello che succede nell’Opera di John Gay nel Sogno di una notte di mezza estate e in Otello di Shakespeare e in moltissime fiabe. A un padre portano via la figlia. Il padre la rivuole. Brecht ci dice che la rivuole perché gli hanno toccato la proprietà. Non altro. Le avventure e disavventure che l’eroe dei miserabili incontrerà nello sforzo di riprendersi la figlia saranno un viaggio, un mondo fatto di miserie: la miseria dei poveri, la miseria di chi si vuole arricchire, la miseria di chi ha paura di diventare povero».

Rocco Papaleo e Fausto Paravidino, alla loro prima collaborazione teatrale, interpretano questa nuova epopea al rovescio.

 

Valter Malosti - ph Tommaso Le Pera

SE QUESTO È UN UOMO

inizio spettacolo ore 16.30 

9 gennaio 2022 FUORI ABBONAMENTO

dall’opera di Primo Levi (pubblicata da Giulio Einaudi editore)
condensazione scenica a cura di Domenico Scarpa e Valter Malosti

uno spettacolo di Valter Malosti

scene Margherita Palli
luci Cesare Accetta
costumi Gianluca Sbicca
progetto sonoro Gup Alcaro
tre madrigali (dall’opera poetica di Primo Levi) Carlo Boccadoro
video Luca Brinchi, Daniele Spanò

in scena Valter Malosti
e Lucrezia Forni/Noemi Apuzzo, Giacomo Zandonà

cura del movimento Alessio Maria Romano
assistente alla regia e suggeritrice Noemi Grasso/Leda Kreider
assistente alle scene Eleonora Peronetti
assistente al suono Alessio Foglia

scelte musicali Valter Malosti
musiche di Oren Ambarchi, Johann Sebastian Bach, Ludwig Van Beethoven,
Cracow Kletzmer Band, Morton Feldman, Alexander Knaifel, Witold Lutoslawski,
Oy Division, Arvo Pärt, Franz Schubert, John Zorn
madrigali eseguiti e registrati dai solisti dell’Erato Choir: soprani Karin Selva
e Caterina Iora, contralto Giulia Beatini,
tenori Massimo Lombardi e Stefano Gambarino, bassi Cristian Chiggiato
e Renato Cadel, direzione musicale Massimo Lombardi e Dario Ribechi

direttore di scena Lorenzo Martinelli / capo macchinista Riccardo Betti
capo elettricista Umberto Camponeschi/Lorenzo Maugeri / fonico Fabio Cinicola/Luca Nasciuti
sarta Eleonora Terzi / costruzioni sceniche Santinelli Scenografie

foto di scena Tommaso Le Pera / illustrazione Pietro Scarnera

produzione ERT / Teatro Nazionale,
TPE – Teatro Piemonte Europa,
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale,
Teatro di Roma – Teatro NazionaleProgetto realizzato in collaborazione con Centro Internazionale di Studi Primo Levi,
Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi, Polo del ‘900
e Giulio Einaudi editore in occasione del 100° anniversario dalla nascita di Primo Levi (1919 – 1987)

PROMOZIONE SPECIALE ABBONATI

Prezzo speciale in tutti i settori per gli abbonati a 16 o 10 titoli

Nel centenario della nascita di Levi, Valter Malosti ha firmato la regia e l’interpretazione di Se questo è un uomo portando per la prima volta in scena direttamente il romanzo, senza alcuna altra mediazione, e la voce di questa irripetibile opera prima, che è il libro di avventure più atroce e più bello del ventesimo secolo. Una voce che nella sua nudità sa restituire la babele del campo – i suoni, le minacce, gli ordini, il rumore della fabbrica di morte.
La voce è quella del testimone-protagonista, ma i suoi registri sono molti. La voce di Se questo è un uomo contiene in realtà una moltitudine di registri espressivi, narrativi, percettivi e di pensiero.
Questi registri, questi fotogrammi del pensiero nel suo divenire sono la vera azione del testo.
Riflessioni, guizzi, rilanci filosofici e psicologici, flash-back e flash-forward, “a parte” cognitivi.

«Volevo creare un’opera – dice Malosti – che fosse scabra e potente, come se quelle parole apparissero scolpite nella pietra. Spesso ho pensato al teatro antico mentre leggevo e rileggevo il testo. Da qui l’idea dei cori tratti dall’opera poetica di Levi detti o cantati. Da qui ha preso le mosse l’idea di utilizzo dello spazio. Una sorta di installazione d’arte visiva più che una classica messa in
scena teatrale».
Con Margherita Palli Malosti ha immaginato un cortocircuito visivo tra la memoria del lager e le «nostre tiepide case». Il progetto sonoro, curato da Gup Alcaro, è fondamentale in questa riscrittura scenica: Se questo è un uomo è infatti anzitutto un’opera acustica. A fare da contrappunto di pura e perfetta forma i tre madrigali originali creati da Carlo Boccadoro a partire dalle poesie che Levi scrive nel 1945-46, immediatamente dopo il ritorno dal campo di annientamento. Infine risultano fondamentali nel comporre la drammaturgia visiva il disegno luminoso di Cesare Accetta e i contributi video di Luca Brinchi e Daniele Spanò.

KIND

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 

22 – 23 gennaio ESCLUSIVA REGIONALE

produzione Peeping Tom
ideazione e regia Gabriela Carrizo, Franck Chartier
creazione e performance Eurudike De Beul, Marie Gyselbrecht, Hun-Mok Jung, Brandon Lagaert, Yi-chun Liu con il supporto di Maria Carolina Vieira
assistenza artistica Lulu Tikovsky
composizione del suono Raphaëlle Latini, Hjorvar Rognvaldsson, Renaud Crols, Annalena Fröhlich, Fhun Gao, Peeping Tom
mixaggio del suono Yannick Willockx, Peeping Tom
disegno luci Amber Vandenhoeck, Sinan Poffyn, Peeping Tom
costumi Lulu Tikovsky, Yi-chun Liu, Nina Lopez Le Galliard, Peeping Tom
scenografia Justine Bougerol, Peeping Tom
responsabile costumi e oggetti di scena Annabel Heyse
costruzione della scenografia KVS-atelier, Flora Facto, Peeping Tom
oggetti di scena Nina Lopez Le Galliard, Silvio Palomo
direzione tecnica Filip Timmerman
luci Gilles Roosen
suono Hjorvar Rognvaldsson
tour manager Helena Casas
direttore di produzione Helena Casas
comunicazione e ufficio stampa Sébastien Parizel
direttore di compagnia Veerle Mans

partner di Produzione KVS – Koninklijke Vlaamse Schouwburg (Brussel), Teatre Nacional de Catalunya / Grec Festival de Barcelona, Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen)
co-produzione Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, deSingel (Antwerpen), Théâtre de la Ville Paris / Maison des Arts de Créteil (Paris), Maison de la Culture de Bourges, La Rose des Vents (Villeneuve d’Ascq), Festival Aperto/Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), Julidans Amsterdam, Théâtre de Caen, Gessnerallee Zürich, La Bâtie Festival de Genève, Le Manège Maubeuge
con il supporto di the Flemish authorities
distribuzione Frans Brood Productions
KIND è stato creato con il supporto del Tax Shelter del governo federale belga,
Peeping Tom desidera ringraziare Heloise da Costa, Theater FroeFroe, Insitut del Teatre, Jan Daems, Leen Mertens, Uma Victoria Chartier, Ina Peeters
e tutti gli extra: Farners, Eva, Elmo, Vera, Roger, Raisa, Mercè, Xefo, Amadeo, Rita, Gloria, Ariadne, Jonah, Sille, Leandro, Flo, Grace, Luke, Lucie, Cyril, Jill, Jan, An, Octavia, Germaine, Bianca, Patrizia, Giampiero.

Kind indaga le emozioni nascoste nelle costellazioni familiari, è una coreografia surreale, al contempo divertente e inquietante. Lo spettacolo sviscera il potenziale espressivo di bambini e adolescenti, la loro fantasia, i giochi di ruolo, le imitazioni, i cambiamenti fisici e mentali nel corso della crescita e il modo in cui questi si traducono in gesti e linguaggio del corpo, specialmente in situazioni traumatiche. In Kind ci troviamo in una foresta oscura ai piedi di scogliere minacciose, in un mondo che trascende il bene e il male e dove non sono stati ancora posti limiti. Un posto dove la terra parla, dove i bambini crescono sugli alberi e dove strani eventi suscitano curiosità piuttosto che allarmare.
Lo spettacolo indaga i temi della violenza, del paradosso tra reale e fasullo, dell’altro, del trauma e della questione dell’identità. L’ambiente in cui cresciamo e le persone che ci circondano determinano la persona che diventeremo, lo stesso accade in Kind, la bambina protagonista rispecchia il suo ambiente, e contemporaneamente gli si oppone per poter far valere la propria
identità.
Peeping Tom, ospite per la prima volta ad Ancona, è una straordinaria compagnia belga fondata dai coreografi Gabriela Carrizo e Franck Chartier, che riunisce un gruppo eterogeneo di danzatori,
coreografi, tecnici e designer provenienti da oltre 16 nazioni. Dalla fondazione nel 2000 a oggi, ha portato in scena le sue creazioni in tutto il mondo e ottenuto prestigiosi riconoscimenti, fra cui un Olivier Award per 32 rue Vandenbranden nel 2015 e un Patrons Circle Award per Le Salon all’International Arts Festival di Melbourne nel 2007.

LA MIA VITA RACCONTATA MALE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

dal 17 al 20 FEBBRAIO ESCLUSIVA REGIONALE

da Francesco Piccolo
con Claudio Bisio
e i musicisti Marco Bianchi e Pietro Guarracino
musiche Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
regia Giorgio Gallione

Teatro Nazionale di Genova

Un po’ romanzo di formazione, un po’ biografia divertita e pensosa, un po’ catalogo degli inciampi e dell’allegria del vivere, La mia vita raccontata male ci segnala che se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all’indietro la strada è ben segnalata da una scia di scelte, intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli, spesso tragicomici o paradossali. Attingendo dall’enorme e variegato patrimonio letterario di Francesco Piccolo, lo spettacolo si dipana in una eccentrica sequenza di racconti e situazioni che inesorabilmente e bizzarramente costruiscono una vita che si specchia in quella di tutti. Dalla prima fidanzata alle gemelle Kessler, dai mondiali di calcio all’impegno politico, dall’educazione sentimentale alla famiglia o alla paternità, dall’Italia spensierata di ieri a quella sbalestrata di oggi, fino alle scelte professionali e artistiche che inciampano  in Bertolt  Brecht o si intrecciano con Mara Venier, lo spettacolo, montato in un continuo perfido e divertentissimo ping-pong tra vita pubblica e privata, reale e romanzata, racconta “male”, in musica e parole, tutto ciò che per scelta o per caso concorre a fare di noi quello che siamo.

Perché la vita, sembra dirci questo viaggio agrodolce nella vita del protagonista, forse non è esattamente quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E che spesso non si vive la vita come vuoi tu, ma come vuole lei. Lo spettacolo è perciò anche una indiretta riflessione sull’arte del narrare, su come il tempo modifica e trasfigura gli accadimenti, giocando spesso a idealizzare il passato, cancellando i brutti ricordi e magnificando quelli belli, reinventando così il reale nell’ordine magico del racconto. Ma, ha scritto Gabriel Garcia Marquez, le bugie dei bambini non sono altro che i segni di un grande talento di narratore. In questa tessitura variegata e sorprendente si muove Claudio Bisio accompagnato da due musicisti d’eccezione, per costruire una partitura emozionante, spesso profonda ma pure giocosamente superficiale, personale, ideale, civile ed etica.

Ci sono due tipi di storie che si possono raccontare: quelle che fanno sentire migliori e quelle che fanno sentire peggiori, ma quello che ho capito è che alla fine ognuno di noi è fatto di un equilibrio finissimo di tutte le cose, belle o brutte; e ho imparato che, come i bastoncini dello shangai – se tirassi via la cosa che meno mi piace della vita, se ne verrebbe via per sempre anche quella che mi piace di più. Francesco Piccolo

UNO SPETTACOLO DI FANTASCIENZA

QUANTE NE SANNO I TRICHECHI

inizio spettacoli: sabato ore 20.45 – domenica ore 16.30

26 – 27 FEBBRAIO_SPERIMENTALE
FUORI ABBONAMENTO PRIMA NAZIONALE

testo e regia Liv Ferracchiati

con (in ordine alfabetico) Andrea Cosentino, Liv Ferracchiati e Petra Valentini

aiuto regia Anna Zanetti
dramaturg di scena Giulio Sonno
scene e costumi Lucia Menegazzo
luci Lucio Diana
suono Giacomo Agnifili
lettore collaboratore Emilia Soldati

MARCHE TEATRO – CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia – Teatro Metastasio di Prato

Come si racconta la fine del mondo? 

E poi: quale mondo sta finendo?
In Uno spettacolo di fantascienza una rompighiaccio è diretta al Polo Sud, i trichechi rotolano giù dalle rocce e l’asse del mondo si sposta, la Terra si crepa nel mezzo eppure il fuoco è su altro, a crollare sono i tasselli delle nostre identità.
Per comunicare noi stessi siamo costretti a scegliere, più o meno consapevolmente, i segni che vanno a comporre le nostre caratteristiche.
Può sembrare filosofico, in realtà è molto concreto perché, queste distratte adesioni influenzano anche il taglio dei nostri capelli, il modo in cui ci vestiamo o persino la nostra gestualità.
Cosa accadrebbe, dunque, se provassimo a spostare il punto di vista comune rispetto alle faccende che riteniamo più ovvie?
Perché dividiamo il tempo in 24 ore e non in 48 mezzore? Perché pitturarsi le labbra col rossetto è un’attività da considerarsi femminile e pitturare una parete è da considerarsi maschile? Perché essere alti è positivo mentre essere bassi è negativo? È sempre così o varia in base al genere?
Chi ha scelto per noi cosa ci dovesse piacere e cosa, invece, no?
Quello che abbiamo costruito della nostra identità, dunque, ci appartiene davvero o sono rappresentazioni influenzate dalla cultura in cui siamo immersi?
Se togliessimo, strato dopo strato, tutti i segni che ci raccontano, cosa rimarrebbe? Forse si potrebbe avvertire un vago senso di minaccia, perché il rischio è che possa rimanere davvero poco di quel che siamo.

Così Uno spettacolo di fantascienza, che della fantascienza ha la surrealtà e la prossimità col reale, è una drammaturgia in cui cambia bruscamente il linguaggio, perché anche la scrittura segue regole e convezioni. Come si muoverà, allora, la percezione? Dove ci posizioneremo? Come cercheremo di decifrare quello che abbiamo davanti se regole e convenzioni conosciute saltano di continuo?
Lo spettatore, dunque, potrebbe sentirsi spiazzato, come capita quando cerchiamo di definire gli oggetti che abbiamo intorno, le altre persone, la vita.
È impossibile conservare una forma definitiva, forse possiamo solo prendere consapevolezza e restare in ascolto di noi stessi.


L’idea del testo di Uno spettacolo di fantascienza, pur avendo avuto diverse riscritture, nasce dal progetto École des Maîtres, nell’edizione speciale 2020 e 2021 dedicata ai drammaturghi europei, condotto da Davide Carnevali, in cui Liv Ferracchiati è stato selezionato a partecipare come autore.
Lo spettacolo dopo le date di Ancona sarà in scena a Udine al Teatro San Giorgio il 4 e 5 marzo.
La tournée ripartirà poi nel gennaio 2023.

 

 

ELENIT // the things we know we knew are now behind

inizio spettacoli ore 20.45 

10 – 11 MARZO ESCLUSIVA REGIONALE

regia e coreografia Euripides Laskaridis // OSMOSIS 
con Amalia Kosma/Chrysanthi Fytiza, Chara Kotsali/Eirini Boudali, Manos Kotsaris, Euripides Laskaridis, Thanos Lekkas/Konstantinos Georgopoulos, Dimitris Matsoukas, Efthimios Moschopoulos, Giorgos Poulios, Michalis Valasoglou/Nikos Dragonas & Fay Xhuma
costumi Angelos Mentis
musica originale e disegno del suono Giorgos Poulios
scene Loukas Bakas
disegno luci Eliza Alexandropoulou
consulenza drammaturgica Alexandros Mistriotis

un progetto di Euripides Laskaridis // OSMOSIS [GR] prodotto da Onassis Stegi [Athens – GR] sostenuto dalla Fondazione Hermès [FR] nell’ambito del programma New Settings
coprodotto da Théâtre de la Ville [Paris – FR], Teatro della Pergola [Florence – IT], Pôle européen de création – Ministère de la Culture / Biennale de la danse de Lyon 2020 [FR], Teatro Municipal do Porto [PT], Festival TransAmériques [Montreal – CA], Les Halles de Schaerbeek [Brussels – BE], Teatre Lliure [Barcelona – ES], Malraux – Scène nationale Chambéry Savoie [FR], Théâtre de Liège [BE], Julidans [Amsterdam – NL] & Bonlieu Scène Nationale Annecy [FR] in collaborazione con ICI—Centre chorégraphique national Montpellier – Occitanie [FR] in associazione con EdM Productions – Rial & Eshelman
sostenuto dal Ministero Greco della Cultura e dello Sport
première: novembre 2019, Onassis Stegi, Atene
il tour di ELENIT riceve il supporto di Onassis Culture / Stegi’s “outward Turn” Cultural Export Program

Euripides Laskaridis affronta i temi del ridicolo e della trasformazione per indagare la perseveranza dell’essere umano di fronte all’ignoto. Le sue opere, caratterizzate da un senso di caos contenuto, non convenzionali e non lineari, giocano con le possibilità di ciò che sta intorno alle cose: rompendo, distorcendo, riformando e giocherellando con materiali e detriti della vita quotidiana per creare l’inaspettato. Il corpo è il mezzo attraverso il quale gli spazi di Euripides prendono vita.
L’azione è in continua evoluzione e ruota attorno a personaggi che sono reali e realizzati scrupolosamente, ma allo stesso tempo spudoratamente immaginari. Attraverso di loro si aprono nuovi territori che diventano – grazie a svolte improvvise – esilaranti e strazianti, grotteschi e commoventi, spaventosi e assurdi.
Vincitore di una borsa di studio della Onassis Foundation che lo ha portato al Brooklyn College di New York e di numerosi riconoscimenti, quali quello di essere stato tra i primi a vincere una borsa di studio della Pina Bausch Fellowships, Euripides Laskarids ha iniziato la sua attività come attore, lavorando con registi quali Dimitris Papaioannou e Robert Wilson, poi come regista di suoi spettacoli e di cortometraggi che hanno ricevuto numerosi premi. Nel 2009 ha fondato la Compagnia Osmosis Performing Arts Co. con cui ha prodotto spettacoli che sono stati presentati nei teatri di tutto il mondo.

BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI

inizio spettacoli ore 20.45 

4 – 5 MARZO_SPERIMENTALE
ESCLUSIVA REGIONALE

di David Foster Wallace
traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini

regia e drammaturgia Daniel Veronese
con Lino Musella, Paolo Mazzarelli

disegno luci Marciano Rizzo
direzione tecnica Marciano Rizzo e Gianluca Tomasella
fonica e video Marcello Abucci
realizzazione video Alessandro Papa
responsabile di produzione Gaia Silvestrini
assistente alla produzione Gianluca Bonagura
foto di scena Marco Ghidelli

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, Tpe Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts, Carnezzeria srls
con il sostegno di Timbre 4, Buenos Aires, e Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Il drammaturgo e regista Daniel Veronese, maestro indiscusso del teatro argentino e nel continente latino-americano, porta in scena le Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace, dando vita, con sguardo feroce e molto humor, a uno zibaldone di perversioni e meschinità, che ritraggono il maschio contemporaneo come un essere debole, che ricorre al cinismo se non alla violenza come principale modalità relazionale con l’altro sesso. L’ironia irresistibile di Wallace tratta la natura umana con una suprema abilità nel descrivere il quotidiano; il suo è uno humor talmente intriso di drammaticità da rasentare il sadismo. Attraverso una rosa di racconti tratti dalle Brevi interviste con uomini schifosi, Veronese traccia una propria linea drammaturgica che racconta di uomini incapaci di avere relazioni armoniche con le donne, e ci invita a osservarli da vicino. C’è l’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando, la disprezza e la deride, come una cosetta incapace di vivere senza lui accanto a sostenerla; c’è l’uomo che vanta la propria infallibilità nel riconoscere la donna che ci sta senza fare storie; c’è quello che usa una propria deformazione per portarsi a letto quante più donne gli riesce; quello che rimorchia in aeroporto una giovane in lacrime perché appena abbandonata dall’amato: una galleria impietosa di mostri. Daniel Veronese traspone queste voci, scritte da Wallace in forma di monologo al maschile, in dialoghi tra un uomo e una donna. In scena però chiama a interpretarli due uomini, che si alternano nei due ruoli maschile e femminile, in una dialettica che mette in luce tutte le fragilità, le gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo insiti nei rapporti affettivi. Il risultato è comico e disturbante ad un tempo.

 

LA CLASSE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

dal 7 al 10 APRILE

di Vincenzo Manna
con Claudio Casadio, Andrea PaolottiValentina Carli, Edoardo Frullini, Federico Le PeraCaterina Marino, Andrea Monno, Giulia Paoletti

regia Giuseppe Marini

scene Alessandro Chiti
costumi Laura Fantuzzo
musiche Paolo Coletta
light designer Javier Delle Monache

Società per Attori, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Goldenart Production
in collaborazione con Tecnè, Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale e Phidia
il progetto e lo spettacolo sono sostenuti da Amnesty International – Sezione Italia

I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro, non ultima la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartiere più popolari, a pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente, sono specchio esemplare della depressione economica e sociale della cittadina.
Albert, straniero di terza generazione intorno ai 35 anni, laureato in Storia, viene assunto all’Istituto Comprensivo nel ruolo di Professore Potenziato: il suo compito è tenere per quattro settimane un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima esperienza lavorativa ufficiale. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e diplomarsi il prima possibile.

Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare ad un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”.

Gli studenti, inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. Il regime, grazie all’appoggio di alcune nazioni estere, nell’indifferenza pressoché totale delle comunità internazionali, è impegnato in una sanguinosa guerra civile che sta decimando intere città a pochi chilometri dal confine europeo. È il conflitto da cui la maggior parte dei rifugiati dello “Zoo” scappano… È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. La cittadina viene però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo…

VISTA DA QUI

inizio spettacoli ore 20.45 

29 – 30 APRILE_SPERIMENTALE
FUORI ABBONAMENTO PRIMA NAZIONALE

testo e regia Marco Baliani
con Giulia Goro, Alessandro Marmorini, Luigi Pusceddu, Marco Rizzo
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
assistente alla regia Daniele Vagnozzi
assistente alle scene Eleonora Diana

produzione MARCHE TEATRO

È uno spettacolo distopico, il cui contenuto si svolge in un tempo e in uno spazio molto lontani dal nostro presente, ma così lontani che sinistramente sono già presagibili nella vita di tutti questi nostri giorni.
I quattro personaggi dello spettacolo devono fare i conti con una responsabilità enorme: come immaginare, progettare e creare una futura nuova umanità.
Marco Baliani

Per scegliere gli attori protagonisti Marco Baliani ha lanciato una call con Marche Teatro a cui sono arrivate 633 candidature. Da qui sono stati selezionati 20 attori, l’ulteriore selezione è accaduta nel corso di un laboratorio di due giorni a Villa Nappi per conoscere e intravedere le qualità attoriali necessarie al progetto e scegliere con chi proseguire la ricerca.

Marco Baliani attore, autore, regista ha lavorato con Marche Teatro negli spettacoli prodotti: Trincea in occasione del centenario della Prima Guerra mondiale, Paragoghè spettacolo-evento andato in scena all’interno del Tribunale di Ancona in occasione dei venticinque anni dalla strage di Capaci e divenuto poi un docufilm di Angelo Loi sostenuto dalla Rai; poi ancora Una notte sbagliata con la regia di Maria Maglietta (ancora in tournée anche in questa stagione) e L’attore nella casa di cristallo, spettacolo andato in scena nella piazza antistante il Teatro delle Muse alla fine del lockdown, alla prima riapertura dei teatri il 15 giugno 2020, diventato poi anche un libro- testimonianza edito da Tittivillus.