Superando i mille posti, il Teatro delle Muse è dotato per legge di un sipario tagliafuoco realizzato, per la prima volta in Europa, dalla mano di un artista. Lo scultore Valeriano Trubbiani immagina l’enorme saracinesca che chiude il palcoscenico di 360 metri quadrati come la fiancata di un’antica nave fitta di un fasciame in acciaio la cui polena brilla del bronzo di altorilievi incassati su fondo nero. Un beneaugurante sole ride al centro di una sorta di trionfo barocco con quattro metope, l’arco di Traiano e un curioso cavallino che sembra voler fuggire dall’ostensorio di una sacra rappresentazione.
E il teatro va! di Pietro Bellasi
Valeriano Trubbiani (scultore)*
Premessa
La risoluzione della invenzione, progettazione e realizzazione di un Sipario teatrale rappresenta un lavoro creativo di enorme impegno poiché l’opera, essendo mirata per un luogo di espressioni ludico-culturali, deve giocoforza risultare spettacolare e coinvolgente, divertente e divagatoria. Poi esistono le dimensioni anomale assai intriganti e problematiche per la ripartizione degli spazi da controllare, armonizzare, equilibrare. Questo varrebbe di norma per un Sipario classico dipinto. Ma ideare e realizzare un Sipario Tagliafuoco scultoreo in assenza di una esemplificazione di confronto è risultata impresa spiazzante e fitta di acute difficoltà, anche per i vincoli, le limitazioni, le costrizioni tecnico-legislative.
Cos’è un Sipario Tagliafuoco?
Si tratta intanto di una struttura di sicurezza rigida e semovente su binari, obbligatoria e sottoposta a rigorosi controlli, quando il Teatro ospita oltre i mille spettatori. La sua funzione originaria è quella meramente tecnica di separare, in caso di incendio, lo spazio della platea da quello del palcoscenico. In tal senso risulterebbero in Italia una decina di Teatri che si avvalgono di questa struttura, ma quasi sempre risultano tetre saracinesche verniciate. Il Sipario Tagliafuoco del Teatro delle Muse di Ancona dovrebbe essere esemplificazione unica a livello europeo perché oltre alla funzione tecnica risolve una funzione estetica. Infatti il fronte scenico non è decorato pittoricamente ma “figurato” integralmente da una epidermide metallica e da una scultura ad altorilievo in bronzo che si articola all’interno di una nicchia nera. La struttura ignifuga ha uno spessore di oltre 35 cm. E’ larga circa 16 metri e alta 10 metri. Complessivamente il suo peso dovrebbe risultare di 22 tonnellate. Il Sipario è stato costruito con la norma REI 60 (Resistenza Meccanica Tenuta Isolamento) e si avvarrà di un complesso meccanismo di sollevamento/discesa rappresentato da argani che movimentano e contrappesi di ausilio, il tutto manovrato da una consolle dalla regia o direzione di scena. Per esempio il sollevamento o la discesa avrà velocità diverse, da 30 secondi a 2 minuti e potrà disporre di un sistema frenante. Assolutamente proibiti sono stati materiali facilmente infiammabili ma anche metalli dalla bassa temperatura di fusione (come l’alluminio). Nel nostro caso sono stati utilizzati il ferro acciaioso, il bronzo e l’acciaio inox. La serranda del Sipario è stata realizzata presso le Officine della ‘Icras’ di Rovereto. La scultura è stata fusa presso la Fonderia Paoletti di Ancona.
I tempi di lavoro
Per questa committenza ho attraversato cinque amministrazioni diverse: Nel 1981 ricevo dal Sindaco Monina l’incarico provvisorio per una generica installazione da ideare per il fojer e realizzo molte grafiche con tantissime idee. Oggettivamente lavoro per il Sipario (per onorare la verità dopo una intuizione del consulente Francesco Sorlini accettata dagli architetti, dalla Giunta e dal sottoscritto) dal 1997. Nel corso della scorsa estate è stato montato il Sipario incluso il fronte scenico, esclusa la scultura. Il Sipario è funzionante. La sua comparsa dall’alto e al contrario la sua scomparsa dentro la feritoia superiore è uno spettacolo emozionante. L’enorme e lenta ghigliottina sembra apparire magicamente e scompare scivolando nello spazio, inghiottita dal soffitto, come fosse una piuma al vento!
Tecnica di modellazione, materiali e colori
La figurazione totale è stata modellata in poliestilene, gesso alabastrino, legno e stucco poliestere. La fusione a cera persa dell’altorilievo che ha un aggetto sino a 15 cm, è stata realizzata in bronzo grezzo, poi finemente satinato. Un solo dettaglio (il cavallino a 11 zampe!) risulta a tutto tondo. L’intera scultura che invade circa 50 metri quadrati, ha un peso di circa 16 quintali. Una immagine, reiterata sette volte, rappresenterà una sorpresa: un antico reperto ottocentesco rielaborato tornerà a vivere. I colori dei materiali saranno: l’argento rullato dell’acciaio inox. Il nero della nicchia e dei bulloni. L’oro del bronzo satinato lievemente venato di turchese.
L’Immagine
L’antico Sipario ottocentesco dipinto su stoffa dal livornese Bonsignori rappresentava un trionfalistico ritorno dalla Dacia dell’Imperatore Traiano con evidente riferimento al noto frammento della coclide Colonna Traiana di Roma. Se la citazione della Colonna è stata obbligatoria, il risultato conclusivo dovrebbe però essere diverso poiché sbarazzando ogni sussiego e per il tramite di una rasserenante ironia, il vasto “sigillo” non sarà una isolata illustrazione storico-mitologica quanto una sorta di trionfo non trionfalistico, una festa della luce solare, un marchio dell’ottimismo salutare e di rinnovata e ritrovata vitalità. Al centro dell’ampio palinsesto. un nero incasso, proprio come una nicchia a forma di “ostensorio” (nel senso di ostentare, di offrire una immagine) ospiterà il luminoso bronzo dell’altorilievo. Questi, per elementi compositi come un “puzzle” esprimerà una immagine unitaria, compatta e fortemente simbolica. La figurazione centrale sarà quindi espressa e dalla nera nicchia in negativo e dal rilievo bronzeo, impressi come un marchio, un sigillo, una polèna, sulla presunta fiancata di una antica nave fitta di fasciame, di doghe bullonate e finemente satinate nell’acciaio inox tanto da rimandare discreti riflessi diversi e contrastanti. Quindi la totalità dell’enorme tenda metallica dovrebbe anche rappresentare come uno spettacolino “ante litteram”, un piccolo prologo di spettacolo e il primo impatto visivo offerto come un racconto allo spettatore. Un racconto di mare, terra, cielo. Si tratta infine di una nuova aurora di ritrovata operosità spettacolare, dopo una lunga notte. Il sole sornione dal sorriso ammiccante e intenso si elèva sopra l’Arco di Traiano fitto di sottostanti andirivieni illuminati dai sette raggi solari confortanti come un antico e aulico trionfo barocco. Due onde marine spiraliformi mimano le onde del mare e chiudono la scena.
Rapporto con l’architettura del Teatro
Dopo alcune ovvie e oneste perplessità e dubbi, eseguita la “prova del nove” si è rilevato che il Sipario parrebbe un prolungamento ideale e stilistico (sia pure spiazzante) della facciata ottocentesca e funziona assai bene. Ma incredibilmente funziona anche in rapporto alla nuova architettura di Guerri proprio perché svincolata e isolata totalmente da questa. D’altronde l’autonomia di linguaggio figurale e materico non ha una sua invadente, arrogante e dispotica fissità ma, segue e insegue lo stesso destino del Sipario semovente che è un fantasma, un’ombra di luce discreta e lieve. Ora compare e poi scompare, ora vive di una luce e poi si adombra con altra diversa, ora si accende e dopo si spegne. Abbassandosi compare e nasconde, alzandosi scompare e scopre. “È seducente come il peccato” afferma il regista francese Jean-Louis Barrault a proposito dei Sipari dei Teatri in genere.
SIPARIO TOTALE : |
Larghezza, metri 15 Altezza, metri 10 Spessore, cm. 30 Peso, tonnellate 22 |
FRONTE SCENICO : |
Rivestimento lamiera acciaio inox spazzolata e articolata in doghe e fasciame bullonati. Larghezza, metri 15 Altezza, metri 10 |
FIGURAZIONE CENTRALE : |
Altorilievo in bronzo all’interno di una nicchia-alveo. Larghezza, metri 6,50 Altezza, metri 7 Profondità, cm. 15 |
ALTORILIEVO : |
Fusione in bronzo a cera persa. Spessore, cm. 15 Peso quintali, 18 Elementi, N° 13 |
SOLLEVAMENTO SIPARIO : |
Argani di movimentazione e contrappesi laterali |
FISSAGGIO RIVESTIMENTO : |
Viti brunite “Tobei” |
FISSAGGIO ALTORILIEVO : |
Viti a brugola acciaio inox |
MATERIALI : |
Lamiera acciaio inox spazzolata in alterne direzioni. (per il rivestimento) Lamiera continua in ferro verniciato nero. (per nicchia – alveo) Bronzo fuso a cera persa patinato turchese e satinato.(per l’altorilievo) |
COLORI : |
Argento, nero, oro. |
RESISTENZA MECCANICA TENUTA ISOLAMENTO : |
REI 60 |
REALIZZAZIONI : |
La struttura del Sipario è stata costruita presso le officine della “ICRAS” sri di Rovereto (TN). Le fusioni sono state realizzate presso la Fonderia Mario Paoletti e C. snc di Ancona. |
* Valeriano Trubbiani (Macerata, 2 dicembre 1937 – Ancona, 29 agosto 2020) inizia l’attività di scultore e disegnatore nel 1957 esponendo progressivamente in ogni paese del mondo.
Invitato alla “Biennale Internazionale di Venezia” nel 1966 – 1972 – 1976.
Invitato alla “Quadriennale di Roma” dal 1959 al 1999. Espone all’estero a: Joannesburg, Malindi, Il Cairo, Teheran, New York, Montreal, Graz, Lisbona, Budapest, Parigi, Londra, Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Helsinki, Anversa, Atene, Lugano, ecc…
Gruppi di opere sono nei musei principali degli Stati Uniti e in Giappone (Tokyo, Gifu, Mijazaky).
Collabora alla scenografia del film “E la nave va” di Federico Fellini che scrive per Trubbiani una memorabile testimonianza.
Diversi volumi della “enciclopedia italiana Treccani” dedicano pagine al lavoro scultoreo di Trubbiani.
Il Premio Nobel José Saramago dedica uno spazio significativo alle opere di Trubbiani nel romanzo “Manuale di pittura e calligrafia”.
E’ presente nella città di Ancona con le seguenti opere pubbliche:
Gruppo scultoreo Mater Amabilis in Piazza Pertini;
Croce astile nella Cattedrale di San Ciriaco;
Sculture devozionali nella Chiesa di SS. Cosma e Damiano;
Sculture all’aperto e all’interno della città universitaria di Ingegneria;
Sipario Tagliafuoco per il Teatro delle Muse.
Tra le iniziative collaterali ha realizzato i modelli per il conio della medaglia commemorativa (stabilimento Senesi di Milano), in tre versioni.
Hanno scritto di Valeriano Trubbiani:
G. C. Argan, E. Crispolti, P. Restany, E. Jaguer, G. Marchiori, C. Ragghianti, F. Bellonzi, C. Zavattini, V. Apuleo, P. Zampetti, R. Bossaglia, E. Carli, C. Pirovano, R. Huyghe, R. Barilli, M. Valsecchi, L. Beatrice, F. De Santi, A.Ginesi, Carlo Bo.