Costruito nel 1827 su progetto di Pietro Ghinelli in stile neoclassico con una sala tipica a ferro di cavallo e 4 ordini di palchi, il Teatro delle Muse di Ancona è stato riaperto il 13 ottobre 2002 come un nuovo oggetto architettonico ricco di una vita propria fatta di evocative giustapposizioni.
Marco Salvarani (Docente di Storia della Musica presso il Conservatorio di Pesaro)
Terzo teatro in ordine di tempo costruito nel capoluogo marchigiano dopo quelli dell’Arsenale e la Fenice, il Teatro delle Muse fu progettato dall’architetto Pietro Ghinelli di Senigallia, già autore del teatro di Pesaro.
Costruito nel corso di 5 anni, con un costo di circa 77.000 scudi, il grande edificio, che comprendeva oltre al corpo principale una serie di strutture accessorie, occupò un’area di oltre 3000 mq, per disporre della quale si rese necessaria la riorganizzazione dell’intero assetto urbanistico della zona.
Progettato e decorato in stile neoclassico, il teatro aveva un sala dalla tipica forma a ferro di cavallo e contava 4 ordini di palchi (99, poi ridotti a 74) più un loggione, che si affacciavano su una platea di ca 250 mq, mentre il palcoscenico misurava ca 23 x 17 mt. La resa acustica della sala delle Muse venne considerata fra le migliori.
Il teatro fu inaugurato il 28 aprile 1827 con due opere di Rossini, l’Aureliano in Palmira e Ricciardo e Zoraide, dirette da G. Menghini, allestite nell’occasione con sfarzo ed eleganza dal celebre impresario di origine marchigiana Alessandro Lanari, con la soprano V. Camporesi.
Nel 1830 fu nominato direttore delle Muse il compositore anconetano Giuseppe Bornaccini, maestro di cappella alla Cattedrale, amico e corrispondente di Bellini.
Il teatro rimase in attività per 116 anni (fino al 26 maggio 1943) durante i quali furono dati più di 360 lavori operistici per un totale di oltre 3.460 allestimenti, con una media di circa 52 rappresentazioni a stagione per i primi 50 anni; l’attività ebbe a calare a fine secolo e si ridusse fortemente nel corso del Novecento. La stagione principale si teneva in primavera (minimo due opere serie e ballo, con obbligo di scenografie nuove e artisti di buona fama), una minore a carnevale (opere buffe o semiserie).
Nella programmazione dei primi anni i titoli rossiniani sono ancora preponderanti, mentre a partire dalla metà degli anni trenta Donizetti è l’autore maggiormente rappresentato.
Tra gli allestimenti operistici di maggior rilievo del periodo vengono annoverati quelli in cui cantarono, tra gli altri, artisti del calibro di Giovanni David, Enrichetta Lalande, Caroline Ungher, Luigi Duprez, Carlo Porto, Giuseppina Strepponi, Giorgio Ronconi.
Notevoli furono anche gli allestimenti dei balli teatrali che videro in scena Sofia Fuoco e Augusta Maywood (1853-54).
I drammi verdiani entrano alle Muse a partire dal 1844 (Nabucco) e saranno programmati in quasi tutte le stagioni successive. Tra gli allestimenti di opere verdiane si ricorda in particolare quello di Aida in cui cantarono Teresa Stolz e Maria Waldmann.
Le Muse furono poco permeabili al repertorio europeo ed eccezionali furono pertanto le programmazioni che compresero lavori di autori quali Auber, Bizet, Gounod, Meyerbeer, Wagner.
Il teatro si apriva regolarmente anche per spettacoli di prosa, oltre che per manifestazioni ed esibizioni di vario tipo e genere (compagnie acrobatiche, operette, ecc.) ed appuntamenti concertistici avevano luogo anche presso la “Società del Casino Dorico” che ebbe sede presso il teatro. Appena prima dell’interruzione dell’attività a causa di un bombardamento dell’aviazione inglese del 1 novembre 1943 e dei successivi eventi bellici, il teatro ebbe modo di ospitare anche alcuni fra i più bei nomi del teatro di Rivista, quali Nino Taranto, Renato Rascel, Vanda Osiris, Totò.