STABAT MATER
9 aprile 2025
Liv Ferracchiati
STABAT MATER
Trilogia sull’Identità (capitolo II)
ideazione, testi e regia di Liv Ferracchiati
con (in ordine alfabetico): Liv Ferracchiati/Andrea, Chiara Leoncini/Psicologa, Petra Valentini/Fidanzata e Renata Palminiello nel ruolo della Madre
dramaturg di scena Greta Cappelletti
costumi Laura Dondi
scene Lucia Menegazzo
disegno luci Giacomo Marettelli Priorelli
suono spallarossa
aiuto regia Anna Zanetti
progetto Compagnia The Baby Walk
si ringrazia Flavio Feniello
Marche Teatro, Centro Teatrale MaMiMò, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Liv Ferracchiati, autore, interprete e regista, porta nuovamente in scena il secondo capitolo della Trilogia sull’identità, percorso di indagine sul maschile e sugli stereotipi di genere. Questa nuova edizione dello spettacolo vede in scena per la prima volta Liv Ferracchiati, Petra Valentini e Renata Palminiello accanto a Chiara Leoncini, presente nella prima edizione.
La Trilogia, nata dalla compagnia The Baby Walk nel 2015, è stata un percorso di studio, di formazione teatrale e di vita che ha messo in evidenza come ogni essere umano costruisca la propria identità avvalendosi di modelli culturali precostituiti.
Stabat Mater, vincitore del Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017, è uno squarcio sulla vita del trentenne Andrea, un uomo in un corpo dalle sembianze femminili, che pretende ordinarietà da una situazione straordinaria. Nell’affannoso tentativo di “vivere al maschile”, Andrea deve fare i conti con le difficoltà di entrare nel mondo degli adulti e con una madre che non accetta che la figlia da lei generata sia in realtà un figlio. Per lo scrittore Andrea la parola diventa lo strumento attraverso il quale riappropriarsi della sua identità.
Tema centrale di Stabat Mater è la difficoltà di diventare adulti; il lavoro indaga le complesse dinamiche dell’emancipazione dalla madre e mette in discussione le certezze a cui ci appigliamo per non cadere in un territorio che potrebbe sfuggire al nostro controllo.
Dice il regista presentando il lavoro: «La direzione dell’attore si fonda sullo sforzo costante di una ricerca dell’autenticità, è una sorta di seconda partitura testuale fatta di pause, relazioni, ritmi martellanti o blandi. Dinamiche emotive ogni volta rinnovate dall’ascolto dell’unicità del momento, una parola recitata, a tratti smozzicata, che, organica alla drammaturgia del testo, alterna momenti di quotidianità esasperata ad invenzioni che la vanno ad alterare, come quando i “Pensieri Elementari” del protagonista sospendono dialoghi e intreccio. I “Pensieri Elementari” sono gli a-parte di Andrea, quei passaggi nei quali sfoga la sua piena emotiva e passionale con monologhi in metrica, che mostrano le trame del suo teatro interiore».