LE SACRE
Preludio / La Sagra della Primavera
24 gennaio 2016 ore 20.45 / Teatro delle Muse
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
Preludio
Regia e Coreografia Virgilio Sieni
Musica Daniele Roccato
Interpreti
Ramona Caia
Claudia Caldarano
Patscharaporn Distakul
Vittoria De Ferrari Sapetto
Giulia Mureddu
Sara Sguotti
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La sagra della primavera
Regia e Coreografia Virgilio Sieni
Musica Igor Fedorovi Stravinskij
Interpreti
Jari Boldrini
Ramona Caia
Claudia Caldarano
Patscharaporn Distakul
Vittoria De Ferrari Sapetto
Maurizio Giunti
Giulia Mureddu
Giulio Petrucci
Rafal Pierzynski
Sara Sguotti
Davide Valrosso
Luci Virgilio Sieni
Costumi Giulia Bonaldi, Virgilio Sieni
Teatro Comunale di Bologna, Emilia Romagna Teatro, Compagnia Virgilio Sieni
La Compagnia Virgilio Sieni è sostenuta da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di Firenze
UN RITO DI PURA DANZA AD ALTA INTENSITÀ
“Ho scelto di frequentare la musica di Igor Stravinskij e l’universo del rito con l’intento di iniziare un cammino nella frammentazione e la composizione del corpo coreografico, per intravedere il luogo che si presenta al rito nell’oggi del corpo. Mi piacerebbe che la coreografia guardasse al primitivo come forma leale di scavo verso la propria archeologia, un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo: in questo senso il tema della danza diventa urgente in quanto si pone come avamposto sul territorio delle abitudini; il gesto che nasce dall’ascolto dell’ambiente interno ed esterno accenna dunque a quell’ignoto che scorre ai bordi della nostra vita.” Virgilio Sieni
Coreografo, danzatore e direttore della Biennale Danza di Venezia, Virgilio Sieni è protagonista della scena contemporanea italiana a partire dai primi anni ’80. Nell’83 ha fondato la compagnia Parco Butterfly, poi trasformata nel 1992 nella Compagnia Virgilio Sieni, attualmente una delle principali realtà coreografiche italiane, legata con solidi rapporti produttivi ai più importanti teatri e festival europei. Recentemente la Compagnia Virgilio Sieni ha ricevuto diversi riconoscimenti: dopo tre premi Ubu (nel 2000, nel 2003 e nel 2011), lo spettacolo “Sonate Bach_di fronte al dolore degli altri” (prod. 2007) ha vinto il premio Danza&Danza come “migliore novità italiana dell’anno” e compare nel libro di Marinella Guatterini “L’ABC della danza”, dedicato alle 16 coreografie più significative degli ultimi 100 anni.
PRELUDIO
La coreografia riflette sulla nuda vita per riportarci veloci al senso dell’archeologia che vede la forma nella sua impossibilità di essere afferrata. I corpi appaiono allo stesso tempo come maceria e origine, ricomponendo un dizionario di movimenti primi, ricercando i prolegomeni del rito: tutti tentativi, verifiche, dettagli e accenni, pieghe del corpo sulla soglia dell’umanità; sestetto di donne, in esodo, naufraghe, che cade innocente nella mitologia quale fonte gioiosa del “noi” nel gesto.
E’ la nudità a scavare un guscio di spazio, argine sottile in convivenza con il fuori, l’aperto. La nuda vita della danza emerge da incrinature e cedimenti: campo dove disporre minuziosamente il sentimento anatomico del gesto. Il paesaggio viene qui assorbito in una sorta di pneuma continuo; momenti regolati da un fitto procedere di eventi sulla tattilità, la figura, il colore e la luce. Si cercano domande sulla natura del corpo.
Archeologia, fossili, scultura: il succedersi delle posture modulate e strutturate da correzioni continue, da ipotetici studi in successione che si stratificano l’uno sull’altro, lascia apparire una composizione sull’adiacenza del silenzio alla nudità: apertura del vuoto tra le pieghe del corpo, eco che risuona nelle mitologie della tragedia. Loro si donano come materia, luce e figura, alla ricerca della forma e del rumore del tempo sospeso che abbaglia verso noi contemporanei.
Virgilio Sieni
LA SAGRA DELLA PRIMAVERA
Ho scelto di frequentare la musica di Igor Stravinskij e l’universo del rito con l’intento di iniziare un cammino nella frammentazione e la composizione del corpo coreografico, per intravedere il luogo che si presenta al rito nell’oggi del corpo.
Mi piacerebbe che la coreografia guardasse al primitivo come forma leale di scavo verso la propria archeologia, un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo: in questo senso Il tema della danza diventa urgente in quanto si pone come avamposto sul territorio delle abitudini; il gesto che nasce dall’ascolto dell’ambiente interno e esterno accenna dunque a quell’ignoto che scorre ai bordi della nostra vita.
Danzare la Sagra rappresenta infine un’opportunità per rovesciare alcuni modelli colonialisti della coreografia occidentale, dove il rito appare esclusivamente come forma barbara. Nel processo sofisticato che porta l’uomo ad uno spostamento nella radura del margine e della soglia, verso il primo passo nel nuovo mondo, o comunque in un mondo che risorge nuovo alla messa in opera del corpo, proprio in questo spostamento, viene chiesto ai dodici interpreti di originare i movimenti da un continuum di risonanze e di stratificazioni ritmiche. L’arcipelago che appare nell’estrema articolazione e scansione di più livelli ritmici che coesistono alla musica, apre ad una fessurazione continua affinché lo sguardo di chi osserva si abbandoni alla foresta di gesti. In questo luogo costruito da centinaia di traiettorie, il sacrificio riunisce intorno a se una comunità di danzatori che cerca di superarsi nel cogliere, tra intuito e struttura, rito e gioco, l’elemento della durata. La proposta di una danza che ricerca le risonanze ritmiche dislocandole in infiniti punti del corpo e dello spazio sarà il vero luogo che ogni danzatore si troverà a frequentare, reinterpretando il sacrificio come forma epifanica e morale del bene comune, la consapevolezza di un corpo altro, di un corpo che si dà per margini e soglie, per gesti di liberazione. Già Vaclav Nizinskij anticipa la trasmigrazione per cellule di un movimento da un danzatore all’altro, lasciando emergere il senso profondo dell’individuo nella comunità. Proprio la comunità, qui è chiamata a creare il luogo del rito depositando le fitte trame di danze soprammesse tra donne e uomini, affacciandosi nella sfera dei sensi e nella naturalezza di un corpo indicibile, di una coreografia che non vuole lasciarsi afferrare ma solo toccare con mano.
Virgilio Sieni