ELENIT // the things we know we knew are now behind

inizio spettacoli ore 20.45 

10 – 11 MARZO ESCLUSIVA REGIONALE

regia e coreografia Euripides Laskaridis // OSMOSIS 
con Amalia Kosma/Chrysanthi Fytiza, Chara Kotsali/Eirini Boudali, Manos Kotsaris, Euripides Laskaridis, Thanos Lekkas/Konstantinos Georgopoulos, Dimitris Matsoukas, Efthimios Moschopoulos, Giorgos Poulios, Michalis Valasoglou/Nikos Dragonas & Fay Xhuma
costumi Angelos Mentis
musica originale e disegno del suono Giorgos Poulios
scene Loukas Bakas
disegno luci Eliza Alexandropoulou
consulenza drammaturgica Alexandros Mistriotis

un progetto di Euripides Laskaridis // OSMOSIS [GR] prodotto da Onassis Stegi [Athens – GR] sostenuto dalla Fondazione Hermès [FR] nell’ambito del programma New Settings
coprodotto da Théâtre de la Ville [Paris – FR], Teatro della Pergola [Florence – IT], Pôle européen de création – Ministère de la Culture / Biennale de la danse de Lyon 2020 [FR], Teatro Municipal do Porto [PT], Festival TransAmériques [Montreal – CA], Les Halles de Schaerbeek [Brussels – BE], Teatre Lliure [Barcelona – ES], Malraux – Scène nationale Chambéry Savoie [FR], Théâtre de Liège [BE], Julidans [Amsterdam – NL] & Bonlieu Scène Nationale Annecy [FR] in collaborazione con ICI—Centre chorégraphique national Montpellier – Occitanie [FR] in associazione con EdM Productions – Rial & Eshelman
sostenuto dal Ministero Greco della Cultura e dello Sport
première: novembre 2019, Onassis Stegi, Atene
il tour di ELENIT riceve il supporto di Onassis Culture / Stegi’s “outward Turn” Cultural Export Program

Euripides Laskaridis affronta i temi del ridicolo e della trasformazione per indagare la perseveranza dell’essere umano di fronte all’ignoto. Le sue opere, caratterizzate da un senso di caos contenuto, non convenzionali e non lineari, giocano con le possibilità di ciò che sta intorno alle cose: rompendo, distorcendo, riformando e giocherellando con materiali e detriti della vita quotidiana per creare l’inaspettato. Il corpo è il mezzo attraverso il quale gli spazi di Euripides prendono vita.
L’azione è in continua evoluzione e ruota attorno a personaggi che sono reali e realizzati scrupolosamente, ma allo stesso tempo spudoratamente immaginari. Attraverso di loro si aprono nuovi territori che diventano – grazie a svolte improvvise – esilaranti e strazianti, grotteschi e commoventi, spaventosi e assurdi.
Vincitore di una borsa di studio della Onassis Foundation che lo ha portato al Brooklyn College di New York e di numerosi riconoscimenti, quali quello di essere stato tra i primi a vincere una borsa di studio della Pina Bausch Fellowships, Euripides Laskarids ha iniziato la sua attività come attore, lavorando con registi quali Dimitris Papaioannou e Robert Wilson, poi come regista di suoi spettacoli e di cortometraggi che hanno ricevuto numerosi premi. Nel 2009 ha fondato la Compagnia Osmosis Performing Arts Co. con cui ha prodotto spettacoli che sono stati presentati nei teatri di tutto il mondo.

BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI

inizio spettacoli ore 20.45 

4 – 5 MARZO_SPERIMENTALE
ESCLUSIVA REGIONALE

di David Foster Wallace
traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini

regia e drammaturgia Daniel Veronese
con Lino Musella, Paolo Mazzarelli

disegno luci Marciano Rizzo
direzione tecnica Marciano Rizzo e Gianluca Tomasella
fonica e video Marcello Abucci
realizzazione video Alessandro Papa
responsabile di produzione Gaia Silvestrini
assistente alla produzione Gianluca Bonagura
foto di scena Marco Ghidelli

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, Tpe Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts, Carnezzeria srls
con il sostegno di Timbre 4, Buenos Aires, e Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Il drammaturgo e regista Daniel Veronese, maestro indiscusso del teatro argentino e nel continente latino-americano, porta in scena le Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace, dando vita, con sguardo feroce e molto humor, a uno zibaldone di perversioni e meschinità, che ritraggono il maschio contemporaneo come un essere debole, che ricorre al cinismo se non alla violenza come principale modalità relazionale con l’altro sesso. L’ironia irresistibile di Wallace tratta la natura umana con una suprema abilità nel descrivere il quotidiano; il suo è uno humor talmente intriso di drammaticità da rasentare il sadismo. Attraverso una rosa di racconti tratti dalle Brevi interviste con uomini schifosi, Veronese traccia una propria linea drammaturgica che racconta di uomini incapaci di avere relazioni armoniche con le donne, e ci invita a osservarli da vicino. C’è l’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando, la disprezza e la deride, come una cosetta incapace di vivere senza lui accanto a sostenerla; c’è l’uomo che vanta la propria infallibilità nel riconoscere la donna che ci sta senza fare storie; c’è quello che usa una propria deformazione per portarsi a letto quante più donne gli riesce; quello che rimorchia in aeroporto una giovane in lacrime perché appena abbandonata dall’amato: una galleria impietosa di mostri. Daniel Veronese traspone queste voci, scritte da Wallace in forma di monologo al maschile, in dialoghi tra un uomo e una donna. In scena però chiama a interpretarli due uomini, che si alternano nei due ruoli maschile e femminile, in una dialettica che mette in luce tutte le fragilità, le gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo insiti nei rapporti affettivi. Il risultato è comico e disturbante ad un tempo.

 

LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A MEZZANOTTE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

dal 17 al 20 MARZO

di Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon
traduzione di Emanuele Aldrovandi
con Daniele Fedeli, Elena Russo Arman, Davide Lorino, Ginestra Paladino Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Marco Bonadei, Alessandro Mor, Nicola Stravalaci, Cinzia Spanò
regia Ferdinando Bruni/Elio De Capitani
scene di Andrea Taddei
costumi di Ferdinando Bruni
musiche originali Teho Teardo
video Francesco Frongia
disegni Ferdinando Bruni
movimenti scenici Riccardo Olivier e Chiara Ameglio di Fattoria Vittadini
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
maschere Saverio Assumma

Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
con il contributo di NEXT laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo 2018-2019, Fondazione Cariplo e Regione Lombardia

Mark Haddon con il suo romanzo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è riuscito in un’impresa eccezionale: ha dominato le classifiche mondiali raccontando, come in un giallo, le peripezie di un adolescente autistico (un adolescente Asperger, per la precisione) alle prese con la più grande sfida della sua vita.
E la forza di questa splendida storia non si è esaurita nelle pagine del libro, ma è si propagata in palcoscenico con l’intelligente riscrittura di Simon Stephens: il suo testo ha ottenuto a Londra un eccezionale successo di pubblico e ha vinto nel 2013 sette Laurence Olivier Awards (tra cui migliore opera teatrale) per poi trasferirsi a New York dove ha vinto quattro Tony Awards.
Un successo che Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani hanno saputo rinnovare sulle scene italiane con scelte registiche lontane da quelle iper-tecnologiche dell’edizione inglese, ma capaci di esaltare la qualità della scrittura, il suo ritmo, la polifonia dei personaggi e il lavoro attorale.
La commedia segue fedelmente la trama dell’originale: il quindicenne Christopher decide di indagare sulla morte di Wellington, il cane della vicina. Capisce subito di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, sapeva risolvere, perciò incomincia a scrivere un libro mettendo insieme gli indizi del caso dal suo punto di vista. E il suo punto di vista è davvero speciale. Perché Christopher ha un disturbo dello spettro autistico che rende complicato il suo rapporto con il mondo. Odia essere toccato, odia il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso degli altri… Scrivendo il suo libro, Christopher inizia a far luce su un mistero ben più importante di quello del cane barbone. Come è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia troppe domande ai vicini?

CYRANO DE BERGERAC

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

dal 31 MARZO al 3 APRILE PRIMA NAZIONALE

di Edmond Rostand
con Arturo Cirillo
e con Valentina Picello, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta
adattamento e regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musica originale e rielaborazioni Federico Odling
costumista collaboratrice Nika Campisi
assistente alla regia Mario Scandale
assistente alla scene Eleonora Ticca

MARCHE TEATRO, Teatro Nazionale di Genova, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, ERT Emilia Romagna Teatro

Andare con il ricordo ad un musical da me visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama, è stato il primo moto di questo nostro nuovo spettacolo. Il musical in questione era il “Cyrano” tratto dalla celeberrima commedia di Rostand, a sua volta ispirata ad un personaggio storicamente vissuto, coetaneo del mio amato Molière. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena. Lo spettacolo che almeno trentacinque anni dopo porto in scena non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuandone più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica, con delle rielaborazioni di quelle musiche, ma anche con elaborazioni di altre musiche, da Èdith Piaf a Fiorenzo Carpi. Un teatro canzone, o un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano attraverso non solo le parole ma anche le note, che a volte fanno ancora di più smuovere i cuori, e riportarmi a quella vocazione teatrale, che è nata anche grazie al dramma musicale di un uomo che si considerava brutto e non degno d’essere amato. Un uomo, o un personaggio, in fondo salvato dal teatro, ora che il teatro ha più che mai bisogno di essere salvato.

Arturo Cirillo

LA CLASSE

inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30 – sabato pomeriggio 16.00

dal 7 al 10 APRILE

di Vincenzo Manna
con Claudio Casadio, Andrea PaolottiValentina Carli, Edoardo Frullini, Federico Le PeraCaterina Marino, Andrea Monno, Giulia Paoletti

regia Giuseppe Marini

scene Alessandro Chiti
costumi Laura Fantuzzo
musiche Paolo Coletta
light designer Javier Delle Monache

Società per Attori, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Goldenart Production
in collaborazione con Tecnè, Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale e Phidia
il progetto e lo spettacolo sono sostenuti da Amnesty International – Sezione Italia

I giorni di oggi. Una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente che ha ulteriormente deteriorato un tessuto sociale sull’orlo del collasso ma, paradossalmente, ha anche portato lavoro, non ultima la costruzione di un muro intorno al campo per evitare la fuga dei rifugiati. Alla periferia della cittadina, in uno dei quartiere più popolari, a pochi chilometri dallo “Zoo”, c’è una scuola superiore, un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. La scuola, le strutture, gli studenti e il corpo docente, sono specchio esemplare della depressione economica e sociale della cittadina.
Albert, straniero di terza generazione intorno ai 35 anni, laureato in Storia, viene assunto all’Istituto Comprensivo nel ruolo di Professore Potenziato: il suo compito è tenere per quattro settimane un corso di recupero pomeridiano per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Dopo anni in “lista d’attesa”, Albert è alla prima esperienza lavorativa ufficiale. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono adempiere all’obbligo scolastico e diplomarsi il prima possibile.

Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert, riesce a far breccia nel loro disagio e conquista la fiducia della maggior parte della classe. Abbandona la didattica suggerita e propone agli studenti di partecipare ad un concorso, un “bando europeo” per le scuole superiori che ha per tema “I giovani e gli adolescenti vittime dell’Olocausto”.

Gli studenti, inizialmente deridono la proposta di Albert, ma si lasciano convincere quando questi gli mostra un documento che gira da qualche tempo nello “Zoo”: foto e carte di un rifugiato che prima della fuga dal paese d’origine aveva il compito di catalogare morti e perseguitati dal regime per il quale lavorava. Il regime, grazie all’appoggio di alcune nazioni estere, nell’indifferenza pressoché totale delle comunità internazionali, è impegnato in una sanguinosa guerra civile che sta decimando intere città a pochi chilometri dal confine europeo. È il conflitto da cui la maggior parte dei rifugiati dello “Zoo” scappano… È quello l’Olocausto di cui gli studenti si dovranno occupare. La cittadina viene però scossa da atti di violenza e disordine sociale, causati dalla presenza dello “Zoo”. Le reazioni dei ragazzi sono diverse e a tratti imprevedibili. Per Albert è sempre più difficile tenere la situazione sotto controllo…

BROS

inizio spettacoli ore 20.45 

22 – 23 APRILE ESCLUSIVA REGIONALE

Concezione e regia: Romeo Castellucci
Musica: Scott Gibbons

Con Valer Dellakeza e con gli agenti Luca Nava, Sergio Scarlatella
E con uomini dalla strada

Collaborazione alla drammaturgia: Piersandra Di Matteo
Assistenti alla regia: Silvano Voltolina, Filippo Ferraresi
Scrittura degli stendardi: Claudia Castellucci

Direzione tecnica: Eugenio Resta
Tecnico di palco: Andrei Benchea
Tecnico luci: Andrea Sanson
Tecnico del suono: Claudio Tortorici
Responsabile Costumi: Chiara Venturini
Sculture di scena e automazioni: Plastikart studio
Realizzazione costumi: Grazia Bagnaresi
Traduzioni dal latino: Stefano Bartolini

Direttrice di produzione: Benedetta Briglia
Addetta alla produzione: Giulia Colla
Promozione e distribuzione: Gilda Biasini
Equipe tecnica in sede: Carmen Castellucci, Francesca Di Serio, Gionni Gardini
Amministrazione: Michela Medri, Elisa Bruno, Simona Barducci
Consulenza economica: Massimiliano Coli

Societas, in co-produzione con: Kunsten Festival des Arts Brussels ; Printemps des Comédiens Montpellier 2021; LAC Lugano Arte Cultura; Maillon Théâtre de Strasbourg – Scène Européenne; Temporada Alta 2021; Manège-Maubeuge Scène nationale; Le Phénix Scène nationale Pôle européen de création Valenciennes; MC93 Maison de la Culture de Seine-
Saint-Denis; ERT Emilia Romagna Teatro Italy; Ruhrfestspiele Recklinghausen; Holland Festival Amsterdam; V-A-C Fondazione; Triennale Milano Teatro; National Taichung Theater, Taiwan

Lo spettacolo si apre con scene della quotidianità, ma la naturalezza che le caratterizza si fa divorare dall’onda progressiva di una regolamentazione. Una dittatura invisibile governa lo spettacolo.

Gli Attori reclutati non hanno imparato la parte: la imparano mentre la assumono, attraverso l’esecuzione di ordini telecomandati. Questi Attori, per poter partecipare allo spettacolo, hanno controfirmato un patto in cui dichiarano di attenersi fedelmente ai comandi. Si tratta di un impegno che essi devono essere in grado di condurre fino in fondo. La coscienza si ferma qui. Poi comincia l’esperienza dell’alienazione, in cui eseguiranno azioni senza capire, né prepararsi.

Cosa significa questo? Questa condizione, lungi dall’essere un’improvvisazione costruttiva, schiaccia il tempo della consapevolezza fino ad azzerarlo. È un paradigma di velocità massima che brucia ogni interstizio minimamente critico. È dunque un ‘abbandono’, un votarsi, un annullarsi, in una parte che gli Attori non conoscono? Sembrano gesti intimi, a vederli dall’esterno, e lo sono, ma noi sappiamo anche che sono gesti ‘intimati’, in una oscura confusione tra intimità e intimazione; in una frenesia che non consente alcuno spazio al ripensamento.

Ciò che si vede è un mucchio di azioni, che vieppiù aumenta fino a saturare il palcoscenico, fino a riempire il mondo. Si tratta di azioni semplici, quotidiane, forse strane perché fuori contesto, ma comunque ben riconoscibili ed eseguite individualmente. Vi è una prepotenza dell’azione rispetto al pensiero, il quale non sembra avere alcuna importanza qui; il pensiero abdica al suo ruolo di causa che genera azioni, e pure a quello di giudice delle azioni appena compiute. Tutti sanno esattamente cosa fare, ma questa veduta, che si apre come da una terrazza sporgente su una piazza, suscita la domanda: chi sono? cosa fanno? dove vanno? E ci accorgiamo che, nel loro essere individui, sono, in realtà, simili, anzi somiglianti. Sono fratelli. Oppure sembra la moltiplicazione allucinata di una stessa persona che, nel medesimo tempo, condensa centinaia di azioni differite saturando lo spazio. No, non si tratta di decisioni. Si tratta di esecuzioni. In un tempo strozzato.

A rafforzare la somiglianza della condizione di questi uomini, ora osserviamo che tutti vestono in uniforme. È la divisa tipica da poliziotto del cinema americano. Muto e comico. Il poliziotto ha il compito di far rispettare la Legge, ma qui la Legge si trasforma puntualmente in farsa.

La precisa iconografia del poliziotto del cinema muto convoca la Legge che prepara e innesca il dispositivo del disastro. Il comico come hard-core della Legge. Le potenzialità comiche – che inevitabilmente si scatenano – curvano alfine verso una dimensione oscura e perturbante.

Nella pièce la schematica determinazione dei comandi costringe a un serrato confronto con l’indeterminatezza del tempo di esecuzione che, scorrendo, reca con sé il caso e l’inesperienza; il timore di sbagliare e la perseveranza nella fermezza; la comicità e la violenza: l’una il sembiante dell’altra.

Alle presenze di questi pseudo-attori è chiesto di incarnare una qualità scenica che vive nell’istantaneità di compimento dell’azione; che taglia fuori ogni psicologia meditata per far spazio alla verità dell’esperienza, perché ciò che conta, qui, è l’immediata incorporazione della risposta e non l’improvvisazione smaliziata di chi conosce il mestiere.

Tra le numerose scene che affollano il palcoscenico si formano situazioni insolite ed emblematiche. Esse segnalano il doppio e triplo-fondo dell’apparenza; il versante tenebroso della logica; l’inconsistenza delle certezze… Le immagini mentali prendono il sopravvento nello spazio e si abbinano a certi motti, in un totale sincretismo, per approdare a un nuovo effettivo linguaggio: enigmatico, arcano, muto, formato da figure che rimandano sempre a qualcos’altro, alla stregua dei geroglifici e, al contrario di quanto accade nel linguaggio ordinario, dove le cose sono significate soltanto dai nomi che le definiscono.

Bros costringe insieme le parole ridotte a comandi con il linguaggio muto delle immagini e con le parole emblematiche dei motti. Si sviluppa in tal modo un discorso circolare che ora parla per immagini e ora parla per parole. L’attore è spettatore egli stesso di quanto viene facendo. Il nodo tra attore e spettatore si stringe sino a soffocare ogni distinzione. La recita coincide con la vita che accade realmente. La parte non è più da preparare, ma da verificare. Nessuna improvvisazione, bensì il baratro di un presente assoluto.

VISTA DA QUI

inizio spettacoli ore 20.45 

29 – 30 APRILE_SPERIMENTALE
FUORI ABBONAMENTO PRIMA NAZIONALE

testo e regia Marco Baliani
con Giulia Goro, Alessandro Marmorini, Luigi Pusceddu, Marco Rizzo
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
assistente alla regia Daniele Vagnozzi
assistente alle scene Eleonora Diana

produzione MARCHE TEATRO

È uno spettacolo distopico, il cui contenuto si svolge in un tempo e in uno spazio molto lontani dal nostro presente, ma così lontani che sinistramente sono già presagibili nella vita di tutti questi nostri giorni.
I quattro personaggi dello spettacolo devono fare i conti con una responsabilità enorme: come immaginare, progettare e creare una futura nuova umanità.
Marco Baliani

Per scegliere gli attori protagonisti Marco Baliani ha lanciato una call con Marche Teatro a cui sono arrivate 633 candidature. Da qui sono stati selezionati 20 attori, l’ulteriore selezione è accaduta nel corso di un laboratorio di due giorni a Villa Nappi per conoscere e intravedere le qualità attoriali necessarie al progetto e scegliere con chi proseguire la ricerca.

Marco Baliani attore, autore, regista ha lavorato con Marche Teatro negli spettacoli prodotti: Trincea in occasione del centenario della Prima Guerra mondiale, Paragoghè spettacolo-evento andato in scena all’interno del Tribunale di Ancona in occasione dei venticinque anni dalla strage di Capaci e divenuto poi un docufilm di Angelo Loi sostenuto dalla Rai; poi ancora Una notte sbagliata con la regia di Maria Maglietta (ancora in tournée anche in questa stagione) e L’attore nella casa di cristallo, spettacolo andato in scena nella piazza antistante il Teatro delle Muse alla fine del lockdown, alla prima riapertura dei teatri il 15 giugno 2020, diventato poi anche un libro- testimonianza edito da Tittivillus.

 

TEATRO 2021-22