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Human

di e con Marco Baliani e Lella Costa
collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone
e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu

musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella

scene e costumi di Antonio Marras
scenografo associato Marco Velli costumista associato Gianluca Sbicca

disegno luci di Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu

assistenti alla produzione Agnese Fois e Leonardo Tomasi

regia di Marco Baliani

produzione Mismaonda / Sardegna Teatro / MARCHE TEATRO

date

9/14 maggio 2017 Roma Teatro Argentina
27 febbraio 2017 Vicenza Teatro Municipale (Sala Maggiore)
23/26 febbraio 2017 Bolzano Teatro Comunale (Sala Grande)
22 febbraio 2017 Pergine Valsugana (TN) Teatro Comunale
20 febbraio 2017 Merano (BZ) Teatro Puccini
18 febbraio 2017 Chiusi (SI) Teatro Mascagni
17 febbraio 2017 Lerico (SP) Teatro Astoria
16 febbraio 2017 Barga (LU) Teatro Differenti
13-14 febbraio 2017 Bari Teatro Petruzzelli
11 febbraio 2017 San Giorgio delle Pertiche (PD) Cinema Teatro Giardino
8/10 febbraio 2017 Venezia Mestre Teatro Toniolo
2/5 febbraio 2017 Ancona Teatro delle Muse
1 febbraio 2017 San Marino Teatro Nuovo
31 gennaio 2017 Crevalcore (BO) Auditorium Primo Maggio
20/29 gennaio 2017 Palermo Teatro Biondo
18 gennaio 2017 Santa Sofia(FC) Teatro Mentore
17 gennaio 2017 Rubiera (RE) Teatro Herberia
10/15 gennaio 2017 Bergamo Teatro Donizetti

21 dicembre 2016 Rovereto (TN) Teatro Zandonai
19 dicembre 2016 Breno (BS) Teatro delle Ali
15/18 dicembre 2016 Monza Teatro Manzoni
14 dicembre 2016 Gallarate (VA) Teatro delle Arti
13 dicembre 2016 Gallate(VA) Teatro delle Arti
8/11 dicembre 2016 Cagliari Teatro Massimo
2/4 dicembre 2016 Bologna Teatro Duse
1 dicembre 2016 Vignola (MO) Teatro Ermanno Fabbri
30 novembre 2016 Siena Teatro dei Rinnovati
29 novembre 2016 Livorno Teatro Goldoni
28 novembre 2016 Livorno Teatro Goldoni
25/27 novembre 2016 Reggio Emilia Teatro Ariosto
24 novembre 2016 Copparo (FE) Teatro Comunale De Micheli
22 novembre 2016 Verona Teatro Camploy
20 novembre 2016 Piove di Sacco (PD) Teatro Filarmonico Comunale
19 novembre 2016 San Martino Buon Alberto (VR) Teatro Pieroni
18 novembre 2016 Gorizia Teatro Comunale G. Verdi
17 novembre 2016 San Vito al Tagliamento (PN) Auditorium Comunale
16 novembre 2016 Monfalcone(GO) Teatro Comunale
13 novembre 2016 Gorgonzola(MI) Sala Argentina
12 novembre 2016 Lecco Teatro della Società
11 novembre 2016 Torino Teatro Colosseo
10 novembre 2016 Ivrea(TO) Teatro Giacosa
9 novembre 2016 Asti Teatro Alfieri
8 novembre 2016 Valenza (AL) Teatro Sociale
7 novembre 2016 Ventimiglia (IM) Teatro Comunale

note

«D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino». La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: Marco Baliani e Lella Costa partono dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare e sul significato di “umanità”.

Marco Baliani: “La storia del nostro Novecento e le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta. Con la nostra ricerca teatrale vorremmo indagare quanto sta accadendo sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio. Ma se ci fermassimo qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non ci basta: non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, assediarlo di domande e insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere.”

appunti di regia

L’incontro con l’Altro ha a che fare con lo sguardo, è soltanto guardando l’altrui esistenza che misuro la mia. La qualità di questo sguardo non è sempre identica e, a seconda di come si guarda, con che intensità, profondità, indifferenza, empatia, rifiuto, si possono generare dialoghi e confronti oppure scontri e conflitti.

Lo spettacolo Human è costruito sul tema dello sguardo verso l’Altro.

Quando, con Lella Costa, abbiamo cominciato a pensare a uno spettacolo che parlasse di questo incontro con la Diversità, con le tante anime racchiuse dentro la definizione di Profugo, da subito ci siamo detti che occorreva evitare ogni retorica e ogni enfasi, e che l’impresa non era affatto semplice.

Bisognava mettere al centro il nostro stesso sguardo, non avere paura di essere sprovvisti di solide risposte, dovevamo provare a declinare, di quell’incontro con l’Altro, ciò che più metteva in crisi le nostre sicurezze, le nostre sedimentate convenzioni, fino a rivelare la nostra fragilità e il nostro smarrimento.

Non è uno spettacolo che denuncia, fa indignare, informa, spiega, prende posizione, lancia messaggi o appelli. No, è piuttosto un teatro che inquieta, che pone domande e non conosce risposte, che lascia disorientati.

Non è composto da una trama o da uno sviluppo drammatico circoscritto. Al contrario, è multiforme, costruito da tanti quadri a sé stanti che aprono e chiudono una situazione, senza rimandi a quella successiva se non per analogie, o per trascinamento, per esempio attraverso un dattero lanciato dal ponte di una nave di crociera e raccolto da una donna in fuga.

Lo spettacolo è declinato dalla presenza di un’umanità profuga e dall’ineludibile confronto che questa presenza genera in questa parte di mondo che chiamiamo Occidente. Ma di volta in volta questo confronto genera risposte diversificate, che necessitano di diversi linguaggi, di differenti registri linguistici, di inaspettati punti di vista fuori dal coro.

Ci sono dialoghi a più voci, a volte serrati, a volte distesi, ci sono monologhi e ci sono narrazioni, c’è un canto epico, ci sono immagini di corpi impauriti, c’è un frammento di operetta buffa, ci sono inserti di acido cabaret, c’è una poesia, un canto, una musica.

È uno spettacolo che ci interroga su quella parola troppo abusata, Umanità, e interroga prima di tutto il gruppo degli attori e attrici, il nostro stare in scena dentro quella parola, con una adesione materica, corporea, al susseguirsi dei cambi di personaggi e situazioni.

Le luci di Loïc François Hamelin sono un altro tassello della drammaturgia, un altro composto linguistico che svela e apre una babele di spazi uno all’altro compenetrati, moltiplicantesi, pur nella ridotta realtà di un palco teatrale.

Le musiche composte da Paolo Fresu tracciano un filo rosso per l’intero spettacolo, guidano la successione delle scene, tessono gli interstizi dell’intero arazzo, aprono a improvvise visioni. Gianluca Petrella a volte lo asseconda col suo trombone, a volte crea una partitura sonora, anch’essa fortemente materica, di voci, acqua, colpi, echi di vita vissuta.

C’è infine un’altra possibilità di incontrare l’Altro, erigere muri, quello che sta accadendo in questa Europa impaurita. In questo caso lo sguardo si richiude in sé stesso, si fa buio.

Ma in teatro questo non può mai avvenire. È la sua fortuna e il suo destino, essere sempre di fronte, faccia a faccia. Rischiare sempre lo sguardo altrui. Il buio in teatro è solo un modo per riposare gli sguardi e attendere, se meritato, l’applauso.

Marco Baliani

materiali

poster 70×100

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  • ferdinando
  • la buona novella
  • il caso jekyll
  • la morte a venezia
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