TRINCEA
scritto e interpretato da Marco Baliani
regia di Maria Maglietta
scene e costumi Lucio Diana
immagini e musica Mirto Baliani
visual design David Loom
costumi ed elementi di scena Lucio Diana, Stefania Cempini
direttore di produzione Marta Morico
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
Si ringrazia Luigi Ceccarelli
Lo spettacolo ha ricevuto il logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della prima guerra mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionali.
durata atto unico 65′
date
debutto 10-11 giugno 2015 – Torino Teatro Astra (Festival delle Collline Torinesi)
18 giugno 2015 Genova Festival SUQ
3 luglio 2015 San Gimignano (SI) Rocca di Montestaffoli (Orizzonti Verticali)
8 luglio 2015 Bologna Parco della Zucca (Giardini per la Memoria)
13 novembre 2015 Parma Teatro della Briciole (14 novembre ore 11 riservato alle scuole)
10 dicembre 2015 Ancona Teatro Sperimentale
12 dicembre 2015 Sinalunga (SI) Teatro Comunale Ciro Pinsuti
6 febbraio 2016 Nembro (BG) Teatro San Filippo Neri
28 febbraio 2016 Jesi (AN) Teatro G.B. Pergolesi
1 marzo 2016 Potenza Teatro Francesco Stabile
2 marzo 2016 Matera Cine Teatro Duni
16-17 marzo 2016 Macerata Teatro Lauro Rossi
6-7-8- maggio 2016 Scandicci (FI) Teatro Studio Mila Pieralli
16-17-18 maggio 2016 Roma Teatro India
5-6 ottobre 2017 Madrid
1 febbraio 2018 Scandiano (RE) Teatro Boiardo
11 febbraio 2018 Trevi (PG) Teatro Clitunno
4-5 febbraio 2020 Milano Teatro Menotti
note
Sono trascorsi cento anni dal primo conflitto mondiale. Ci saranno celebrazioni, pubblicazioni, conferenze, riflessioni, e altro ancora.
Io vorrei provare a toccare un piccolo punto di quell’immensa catastrofe, un solo corpo, quello di un qualsiasi soldato, anonimo, non appartenente ad una precisa nazionalità, e toccare quel corpo nel luogo più emblematico di quella guerra, la trincea.
Vorrei tentare di essere laggiù, in quel punto di una trincea di molti anni fa, ed esserci prima di tutto fisicamente, come corpo, in una forma di mimesi totale, in modo da essere così immerso nella dimensione dell’orrore e della sua gratuità da percepire almeno per un istante “il tipo di esistenza” di quel soldato.
Per il soldato in trincea il tempo si assolutizza in un puro denso presente, un tempo inceppato nella minuta quotidianità della sopravvivenza, fatto di gesti folli divenuti normali, di azioni compiute per inerzia, senza speranza di cambiamenti. La percezione del tempo, impedisce alla parola di farsi discorso, essa gira in un flusso vegetativo o semidormiente, si etilizza, ubriaca di terrore o di fame o comunque di mancanze. La narrazione non può più espletarsi in un flusso temporale lineare, ma viene spezzata, il vivere diviene un inarrestabile fluire di frammenti, come frammentato appare il Tempo per chi in ogni istante è sottoposto alla casualità di un morire inutile e atroce.
L’individuo perde la coscienza della propria individualità, il singolo soldato diviene ingranaggio di una immensa fabbrica produttrice di morte, è un pezzo di ricambio, un pezzo di artiglieria fatto di carne umana.
La prima guerra mondiale sperimenta su larga scala una forma di totale assoggettamento dell’uomo, la sua riduzione ad automa, fantoccio, cosa.
È da qui, da quel momento storico che si inaugura in occidente la possibilità di un controllo biopolitico del corpo umano, in forma industriale, di massa.
Aprendo la strada ai tanti totalitarismi del terrore del nostro Novecento.
Marco Baliani
La scena è una grande pagina bianca, uno spazio sospeso, un luogo che attende di vivere. E’ anche una delle “gabbie” di Francis Bacon, artista a cui ci siamo ispirati nella ideazione dello spettacolo.
La gabbia permette di isolare uno spazio tempo astratto in cui poter “dissezionare” le presenze umane che la agiscono. In questo spazio il corpo di un soldato inizia a muoversi e allora, come grattando nella scorza del tempo, riaffiorano schegge di vita, luoghi, azioni, sempre in una forma materica, concreta. Il soldato è un corpo narrante, tragico baluardo di un disperato istinto di sopravvivenza, e non racconta di un solo uomo, ma ci restituisce i diversi istanti di vita di uomini “comuni” nelle condizioni disumane della prima guerra mondiale.
Le immagini si susseguono a volte sollecitate da un suono, a volte create dalle parole, altre volte ancora guidano il corpo del soldato o ne sono guidate, in una tessitura di linguaggi l’un l’altro compenetranti, senza mai cedere a una descrizione illustrativa .
I tanti corpi che appaiono e si dissolvono nello spazio ci restuituiscono la frammentarietà dell’esistenza umana in trincea, lo spaesamento, la solitudine, la perdita di individualità.
Non c’è una storia, non c’è un unico racconto, ci sono squarci di esistenze che la “gabbia” rende precarie, in bilico, sempre in procinto di perdersi e annullarsi.
In quella terra di nessuno il soldato scopre che il proprio sentirsi ancora un essere umano non serve più, anzi diviene drammaticamente un limite,
un peso.
La gigantesca macchina industriale della guerra ha scardinato i valori che fino allora avevano governato la vita degli esseri umani.
Maria Maglietta
15/18, guerra di TRINCEA
Guerra per me lontana, “il Piave mormorava…” cantata alle elementari e i ricordi dei nonni ancora bambini… La Grande Guerra…. cosa c’è di “grande” nella guerra?…
Guerra di baionette, bombe, cannoni, gas, maschere improvvisate, filo spinato, trincee, fame, freddo, acqua, fango, sangue, volti sfigurati, deformati, mutilati, intimità violate….
Di “grande” nella guerra c’è il dolore, c’è la distruzione, c’è la ricerca della sopravvivenza.
La Grande Guerra è un piano inclinato, alcune botole, una parete/schermo, un argine/trincea, invalicabile, una superficie per agire, correre, cadere, trovare, nascere, celare, proiettare.
Una gabbia di luci, lame e tagli, sul corpo, sul volto…. filo spinato di luci…. TRINCEA
Lucio Diana
La scena assume un aspetto crepuscolare, quasi un intimo e monocromo diorama, un vetrino da osservazione microscopica abitato da una campionatura di soldati-corpuscoli o meglio quello che ne resta: ricordi terribili, appannati silenzi-boati.
Ricorda una sorta di matriosca di soldati che osservano soldati, che a loro volta pensano a soldati, una inevitabile follia.
Immaginifica palpebra che si apre e si chiude, nell’affanno di risolvere una realtà cruda e paralizzante, annullandola o seplicemente ricollocandola nei ricordi in una posizione meno dolorosa, più distante possibile, invano.
La morte contemplata diventa per gli abitanti di trincea una soluzione contemplabile, estrema via di fuga per soldati armati di fronte ad una realtà disarmante.
David Loom
Il tessuto sonoro della mia Trincea nasce dagli echi dei grammofoni fatti suonare nel fango delle trincee per allietare il morale delle truppe tra un assalto e l’altro; mette le sue radici nel suono del tempo che fu, nel secolo che ci si era da poco lasciati alle spalle, uguale per molti aspetti a tutti quelli precedenti, era la voce di un mondo antico, naturale, fatto di belare di pecore, voci, campane e pioggia. Con L’avvento della prima guerra mondiale la modernità piomba sulla vita degli uomini con una violenza assordante. I decibel aumentano, le orecchie fischiano, la natura si ammutolisce. Così i soldati al fronte sono costretti, in una manciata di giorni, a doversi creare una nuova percezione sensoriale, sia sonora che visiva, a cercare un nuovo vocabolario per descrivere immagini fino ad allora mai viste, per riuscire a raccontare nelle lettere un fragore mai udito prima, inimmaginabile. Si vive alla giornata, si sopravvive aggrappandosi ad ogni ricordo come ad una boa in mezzo al mare, il suono della voce amata, il cigolare del cancello, i raggi di sole attraverso il prugnolo, la nenia cantata così tante volte ai bambini per farli addormentare, lo starnazzare delle galline nel pollaio … Di colpo tutto questo mondo sonoro finisce. Quello che lo sostituisce è il caos, quegli alberi all’orizzonte, quel paesaggio diventano immagini da incubo, la musica si è accartocciata su se stessa e ora vedo solo un uomo, è solo, è quel che resta di un uomo, di un soldato… di un suono.
Mirto Baliani
materiali
foto di scena @Marco Parollo
recensioni
La prima guerra – La Repubblica
Baliani, in trincea contro le guerra – avvenire.it
In trincea contro le guerre – Avvenire
Trincea – teatroteatro.it
Parole, suoni e rumori intorno al dramma della prima guerra mondiale – Il Manifesto
La vita in trincea è un tango kriminale – Maria Grazia Gregori per Delteatro
Marco Baliani
Attore autore e regista. Con lo spettacolo Kholhaas del 1989 attraverso un originale percorso di ricerca, da vita al teatro di narrazione, che segna la scena teatrale italiana.
Dal 1996 al 2000 dirige il progetto artistico i Porti del Mediterraneo (Ente teatrale italiano) producendo spettacoli corali con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea.
Con Maria Maglietta conduce una ricerca sulla drammaturgia narrativa con spettacoli -evento per molti attori, sulle memorie dei soldati della prima guerra mondiale Come gocce di una fiumana (premio IDI per la regia), sulla strage di Bologna del 2 agosto Antigone delle città.
Nel 1999 cura la regia de La Crociata dei Bambini con le musiche di Goran Bregović ed i bambini del coro delle voci bianche del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002 firma la regia dell’opera Ellis Island con le musiche di Giovanni Sollima sull’epopea dell’emigrazione negli Stati Uniti.
Come attore cinematografico è diretto da Mario Martone, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Roberto Andò e Saverio Costanzo.
Col figlio Mirto, musicista, crea il libro per bambini Il signor Ventriglia (ed.Orecchio Acerbo). Per la Rizzoli pubblica Corpo di stato testo dello spettacolo teatrale trasmesso in diretta televisiva nel maggio 1998 per i vent’anni dalla morte di Aldo Moro.
Sempre per la Rizzoli esce il romanzo Nel Regno di Acilia e il diario dell’esperienza teatrale con i ragazzi di strada di Nairobi Pinocchio Nero (premio teatrale Ubu 2005). Nel 2006 sempre con la Rizzoli il libro L’amore buono cronaca diario dell’omonimo spettacolo sul tema dell’aids con altri ragazzi dello slum di Nairobi. Nel 2007 è uscito, sempre per la Rizzoli, il libro di racconti” La metà di Sophia” e nel 2013 il romanzo “L’occasione”.
Nel 2014 è autore e regista dell’opera lirica “il sogno di una cosa” in occasione dei quarant’anni dalla strage di piazza della Loggia a Brescia. Mauro Montalbetti firma la composizione musicale.
Nel 2013 scrive e dirige il Furioso Orlando e nel 2014 Decamerone, entrambi con Stefano Accorsi, prime due tappe del Progetto Grandi Italiani.
Premio Enriquez 2016
PREMIOENRIQUEZ 2016 XII edizione “per una comunicazione e un arte di impegno sociale e civile”
Città di Sirolo (Ancona)
verrà assegnato il 30 agosto 2016
a Marco Baliani per Trincea
Il PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2016 – Città di Sirolo
XII edizione “per una comunicazione e un arte di impegno sociale e civile”
nella categoria Teatro Contemporaneo sezione Attori e Attrici
con la motivazione: -Per la grande interpretazione dello spettacolo “Trincea” dove l’attore ha scavato a fondo, immedesimandosi nella mente e nel corpo di un soldato, alla ricerca di un vuoto incolmabile, di una paura lacerante, che toglie il respiro, dove la tua compagna è la morte, e la tua nemica la ragione, dove un uomo si sente ingranaggio impotente, vittima della malaguerra. Un alto esempio di teatro di impegno civile, nel ricordo di tanti giovani caduti, vittime della carneficina provocata dalla “Grande Guerra”-.
a Maria Maglietta per Trincea
Il PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2016 – Città di Sirolo
XII edizione “per una comunicazione e un arte di impegno sociale e civile”
nella categoria Teatro Contemporaneo sezione Regie e registi di impegno sociale e civile
con la motivazione: -Per la profonda analisi e regia dello spettacolo “Trincea”-; – dove insieme all’’attore Marco Baliani lei ha voluto analizzare un preciso momento fisico e mentale della vita di un uomo, immedesimandosi nella figura di un soldato anonimo, barricato all’interno di una trincea, alla ricerca di un motivo che serve a colmare un vuoto incolmabile, imprigionato da una paura lacerante che toglie il respiro, dove la tua compagna è la morte e la tua nemica la ragione, dove un uomo si sente ingranaggio impotente, vittima della malaguerra. Un alto esempio di teatro di impegno civile, nel ricordo di tanti giovani caduti, vittime della carneficina provocata dalla “Grande Guerra”-.
contatti
Alessandro Gaggiotti produzione/organizzazione MARCHE TEATRO
uff. +39.071.20784274 cell +39.339.7003160 alexgaggio@alice.it
Marta Morico direttore organizzativo/direttore di produzione MARCHE TEATRO
uff. +39.071.20784291 cell +39.335.7550078 marta.morico@marcheteatro.it
Beatrice Giongo responsabile comunicazione/ufficio stampa MARCHE TEATRO
uff. +39.071.20784226 cell +39.335.7550083 beatrice.giongo@marcheteatro.it